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In corsia manca l'anestesista: caos sanità nella Regione Lazio. Medici costretti a turni massacranti

Antonio Sbraga
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Servizio sanitario laziale in «Rianimazione»: ci sono carenze pari a un quarto degli organici tra gli anestesisti-rianimatori, che si fanno in quattro per cercare di coprire i turni di guardia nei Pronto Soccorso, nei reparti di Terapia intensiva e nelle sale operatorie. Ma i soli straordinari non bastano. E, dopo 2 anni di pandemia, le Asl ancora ricorrono al richiamo degli anestesisti in pensione, all'arruolamento degli specializzandi, all'ingaggio di medici a gettone orari da 60 euro in attività aggiuntiva libero-professionale e a convenzioni tra aziende per il «prestito» degli specialisti. «Gli anestesisti nel Lazio sono 1400, attualmente ne mancano 500 ma, nell'arco dei 5 anni che occorrono per la specializzazione, diventeranno un migliaio con quelli che andranno in pensione, perché l'età media è elevata», avverte il professor Quirino Piacevoli, presidente laziale dell'associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi-Eimac). Ma già ora «si fa sempre più fatica a coprire i turni di guardia, perché le terapie intensive sono chirurgiche, post-operatorie, cardiochirurgiche e neurochirurgiche. Poi servono gli anestesisti h24 anche nei Pronto soccorso, nelle terapie del dolore e nelle cure palliative, oltre che nelle sale operatorie. Nelle quali occorreranno 2 anni per recuperare tutti gli interventi chirurgici che non si sono fatti in questi ultimi 2 anni - conclude Piacevoli -. Purtroppo la sanità laziale non si è saputa dimensionare per queste emergenze, nonostante le urgenze degli anni scorsi. Il problema è che i politici hanno sempre una visione troppo corta».

 

 

Carente come gli organici attuali: l'istituto Spallanzani, per «assicurare il regolare svolgimento dei turni di assistenza nei reparti di terapia intensiva», ha dovuto «autorizzare il ricorso alle prestazioni aggiuntive per un ammontare di 450 ore» sino a fine mese. L'Asl Roma 5, dove «attualmente l'organico è composto da 45 medici», ha già autorizzato «il ricorso all'attività aggiuntiva di Anestesia e Rianimazione» sino a fine giugno. Da oltre un anno ha richiamato in servizio (da Catania) un medico «in quiescenza di Anestesia e Rianimazione per 38 ore settimanali e un compenso orario omnicomprensivo pari a euro 80» (12 mila euro al mese), ora prorogato sino a fine anno «in considerazione della comprovata esperienza e competenza in materia di biocontenimento nelle attività di rianimazione».

 

 

L'Asl Frosinone «stante la grave difficoltà di soddisfare il fabbisogno relativo alla disciplina di Anestesia e Rianimazione», ha stipulato convenzioni sia con l'ospedale Sant'Andrea che con l'Ares 118 per i «prestiti» degli specialisti, con compensi orari di «euro 80 per le ore diurne e 480 per ogni turno di guardia notturna h12». Prestiti cercati anche dall'Asl Roma 4, «stante la perdurante carenza di specialisti in Anestesia e Rianimazione al fine di evitare l'interruzione di pubblico servizio». 

 

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