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Semplificate la vita ai vaccinati, l'immunologo sul futuro del Covid

Federica Pascale
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“Avremo almeno tre o quattro settimane difficili, perché ci sono ancora molti non vaccinati e persone che non hanno fatto la terza dose”. Questa la previsione dell’immunologo clinico Francesco Le Foche, ospite della puntata di giovedì 13 gennaio de L’Aria che Tira, condotto da Myrta Merlino su La7.

“Questa pandemia è stata affrontata in due modi diversi. In Oriente si sono affidati ai lockdown, probabilmente poco fattibili nel mondo occidentale per cultura e dinamiche di società diverse. In Occidente, invece, ci siamo affidati all’immunizzazione. I vaccini hanno funzionato e funzionano perfettamente sulla malattia medio-grave e grave ma funzionano meno sul contagio”. 

L’immunologo prevede che il picco di contagi arrivi tra fine gennaio e le prime due settimane di febbraio. “È chiaro che questi vaccini, come è stato sempre detto, non proteggono al 100% dal contagio” ma rimangono fondamentali, “la terza dose serve per bloccare la malattia e, quindi, per non mandare le persone in ospedale e in terapia intensiva”. L’immunità naturale, spiega Le Foche, non è standardizzabile come quella da vaccino ma è soggettiva e dipende da diverse variabili. Adesso c’è un’immunità ibrida: “Definirla immunità di gregge credo sia improprio ma c’è un’immunità diffusa, che è una sovrapposizione di vaccinazioni e immunità prodotta dalla malattia”. 

Per quanto riguarda il numero di dosi di vaccino da fare, Le Foche ritiene che adesso sia importante controllare con attenzione gli effetti della terza. È risaputo che stimolare reiteratamente il sistema immunitario può portare all’indebolimento dello stesso, e, ad oggi, pare che il vaccino contro il coronavirus duri meno di 6 mesi. Al contrario, ad esempio, il vaccino proteico per l’epatite B garantisce una risposta immunitaria che dura da cinque a dieci anni secondo il caso specifico. Ad ogni modo, “non è detto che il meccanismo a RNA messaggero sia la causa della mancata risposta a lungo termine, forse il problema è il tipo di virus”.

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