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Beppe Grillo e Casaleggio nei guai: beffati dalle navi Moby. Ora i conti sono in rosso

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Dopo il danno, la beffa. Sia Davide Casaleggio che Beppe Grillo che finirono su tutti i giornali alla fine del 2019 per le indagini dell'antiriciclaggio su alcuni bonifici e i contratti che entrambi avevano con le rispettive società possedute (Casaleggio Associati e Beppegrillo.it) con il gruppo Moby. Nessuno dei due fece salti di gioia per la pubblicazione dei contratti pubblicitari che li legavano alla compagnia di navigazione.

 

E si capisce facilmente perché: il sito del fondatore del M5s avrebbe dovuto pubblicare una intervista-spot al mese a testimonial di Moby in cambio di 120 mila euro l'anno, mentre la società di Casaleggio si era impegnata in un piano di comunicazione a sostegno di benefici fiscali rivolti alle sole navi che impiegavano equipaggi italiani o comunitari con un pagamento al raggiungimento di obiettivi di 250 mila euro entro 12 mesi e 150 mila euro fra i 12 e i 24 mesi. Entrambi quei contratti sono rimasti però in  gran parte sospesi in aria e travolti dalla procedura concordataria a cui il Tribunale di Milano ha ammesso Moby nel luglio dello scorso anno. In procedura sono indicati crediti vantati nei confronti della compagnia di navigazione dalla Casaleggio Associati per 300.107 euro e da Beppegrillo.it per 73.200 euro. Cifre ora a rischio di incasso effettivo e che secondo i documenti societari depositati non sono proprio indifferenti per entrambe le società, anzi.

 

La Casaleggio Associati ha infatti chiuso l'ultimo bilancio depositato in camera di commercio, quello relativo al 2020, con un fatturato di 1.813.489 euro (l'anno precedente la pandemia era stato di 2.264.588 euro) e una perdita finale di 320.295 euro (l'anno prima invece c'era stato un utile di 100.346 euro). Il credito nei confronti di Moby è dunque piuttosto rilevante, pari proprio al rosso in bilancio registrato. Peggio ancora per la società che gestisce il sito di Grillo, che nel 2020 ha fatturato appena 57.940 euro (erano stati 240.539 nel 2019), con una perdita finale di 12.457 euro (aveva invece registrato nel 2019 un utile di 65.753 euro). Il credito per entrambi era stato inserito in bilancio nella certezza che fosse esigibile, e probabilmente andrà ora rettificato secondo il piano di rimborso parziale dei creditori approvato in tribunale. 

 

Grillo ne ha fatto cenno anche nei documenti contabili, spiegando che però tutto è accaduto dopo la chiusura dell'ultimo esercizio e che quindi non poteva essere registrato in altro modo. Ma spiega: “a seguito della crisi epidemiologica Covid-19 iniziata nel corso del 2020 e ancora in atto, dopo la chiusura dell'esercizio è stata notificata, dal cliente Moby S.p.A., una richiesta di accordo ai sensi dell'art. 182 bis l. fall.in data 10 /02/2021, per valutare un accordo di rientro per il credito vantato dalla Vostra società per € 73.200,00. In seguito, a luglio 2021, il Tribunale di Milano ha notificato l'apertura della procedura di Concordato preventivo della Moby S.p.A”.
 

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