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"La quarantena ridotta s'ha da fare". A L'Aria che Tira Fabrizio Pregliasco si trasforma in Alessandro Manzoni

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Ci possiamo permettere di ridurre i tempi della quarantena per i vaccinati che hanno avuto un contatto stretto con un positivo? A rispondere alla domanda è Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ospite in collegamento della puntata del 28 dicembre de L’Aria che Tira, condotto per l’occasione da Francesco Magnani. “Credo che - esordisce Pregliasco - sia una cosa che s'ha da fare comunque per evitare una fermata, un lockdown de facto. Grazie alla vaccinazioni si va verso una normalità, dobbiamo prenderne atto. Nel prossimo futuro ci sarà una crescita esponenziale, si andrà oltre i 100mila casi. Dobbiamo distinguere quelli impegnativi e quelli che non lo sono. La contagiosità è concentrata nei primi giorni della malattia”. La riflessione sorge spontanea dopo le parole del virologo: dobbiamo cambiare l’approccio al virus sul modello inglese? “Dei rischi li corriamo, con questa modalità un po’ abbassiamo la guardia, ma la vaccinazione ha un'efficacia nel ridurre gli effetti più pesanti, non limita completamente il contagio, ma ci dà una barriera e ci dà la possibilità di convivere con questo virus. Il destino di Omicron dice di avere un rischio di infezione con più basse percentuale di malattia. Ormai siamo troppo spesso contatti stretti e contatti di contatti”.

 

 

Pregliasco in seguito dice la sua sulla grande corsa ai tamponi: “C’è stata questa concentrazione di richieste, il tracciamento è salito ed arrivato oltre il limite. C’è la volontà di essere più tranquilli, ma l'utilizzo dei tamponi è un po' come la pesca a strascico con delle maglie larghe, spero che sia una situazione contingente. La variante Omicron è contagiosissima, al livello del morbillo e della varicella, ma se viene confermato che si tratta di una forma più benevola allora si potrebbe passare a cinque giorni di quarantena con un solo test in quinta giornata, come già fatto negli Stati Uniti, dove poi fanno usare la mascherina. Dobbiamo arrivare questa malattia come governiamo l’influenza e come lo abbiamo fatto in passato. Sono 30 anni che studio l’influenza e fino a due anni fa non c’era questa attenzione, si andava al lavoro comunque e si mandava il bambino a scuola con la tachipirina. Il Covid ora continuerà a fare guai, ma - conclude il virologo - nella sua forma mostruosa ci ha permesso di sottovalutare meno queste malattie infettive. 

 

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