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La variante Omicron batte le terze dosi di vaccino. La delusione dei dati di Pfizer

Dario Martini
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Le terze dosi rischiano di rivelarsi un flop contro il diffondersi della variante Omicron. È quanto certifica l'ultimo report dell'UK Health Security Agency, l'agenzia governativa britannica per la tutela della salute. Lo studio si concentra sulle varianti presenti oggi in Inghilterra. Come ovvio, tutta l'attenzione è rivolta a Omicron che sta diventando sempre più dominante in tutta Europa ed è in crescita esponenziale anche in Italia. Il risultato è significativo: dopo dieci settimane dalla somministrazione del "booster" l'efficacia crolla. Vedere cosa accade nel Regno Unito è importante, perché gli inglesi dispongono di una mole di dati sulle terze dosi molto maggiore rispetto a noi, avendo iniziato prima a somministrarle. L'analisi dei riceratori inglesi riguarda le persone vaccinate con terza dose e infettate da Omicron. Sono divise in due categorie. Chi ha fatto il primo ciclo con AstraZeneca e il richiamo con Pfizer o Moderna. E chi ha fatto il primo ciclo con Pfizer e il booster con lo stesso siero o con Moderna.

 

 

Ecco i risultati a cui sono giunti gli esperti: «Tra coloro che hanno ricevuto il ciclo primario con AstraZeneca, l'efficacia del vaccino dopo il booster Pfizer e Moderna era di circa il 60% dopo 2-4 settimane. Poi, dopo dieci settimane, è sceso al 35% col booster Pfizer e al 45% col Moderna». E ancora: «Tra coloro che hanno ricevuto il ciclo primario Pfizer, l'efficacia del vaccino era di circa il 70% dopo un richiamo Pfizer, per poi scendere al 45% dopo dieci settimane. Mentre è rimasto intorno al 70-75% dopo un richiamo di Moderna fino a nove settimane dopo il richiamo». Questo ultimo dato è molto importante. Vuol dire che chi sceglie l'eterologa (una terza dose con un siero diverso dal primo) ha un beneficio superiore rispetto a chi ripete lo stesso tipo di vaccino. Ed è anche il segnale della facilità con cui la variante sudafricana "buca" i sieri anti-Covid attualmente a disposizione.

 

 

A fine novembre, sia Pfizer che Moderna avevano detto che ci sarebbero voluti almeno tre mesi per produrre nuovi vaccini "mirati" in grado di colpire Omicron in modo efficace. Lo studio inglese, però, offre anche notizie incoraggianti riguardo alla pericolosità della variante. I ricercatori dell'agenzia sanitaria inglese scrivono che «il rischio di ricovero ospedaliero per una persona registrata come caso di Omicron appare ridotto rispetto a un caso di Delta». Il rischio di venire ricoverato è pari allo 0,38%. Bisognerà comunque avere pazienza. Perché «questa analisi è solo preliminare a causa del ridotto numero di casi di Omicron attualmente in ospedale e la limitata diffusione della variante nei gruppi di età più avanzata». Insomma, con la "sudafricana" i contagi schizzano in alto, ma i ricoveri non sarebbero destinati ad aumentare in proporzione. Non a caso, Israele torna sui suoi passi. Il ministero della Sanità israeliano, infatti, ha deciso di rinviare l'avvio della somministrazione delle quarte dosi per gli over 60 e le persone ad alto rischio. Il direttore generale del ministero, Nachman Ash, deve ancora approvare la campagna e ha affermato di aver esaminato proprio i dati provenienti dal Regno Unito che indicano che la variante Omicron del virus causa malattie meno gravi rispetto al ceppo Delta.

 

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