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Massimo Ferrero finisce in carcere per bancarotta e si dimette dalla Sampdoria. Anche la figlia nei guai

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Si aprono le porte del carcere per Massimo Ferrero, che ha deciso di dimettersi dalla carica di presidente della Sampdoria. Dopo l’odierna esecuzione di una misura cautelare di custodia in carcere a carico di Ferrero, richiesta da parte della Procura della Repubblica di Paola per vicende fallimentari, per tutelare al meglio gli interessi delle altre attività in cui opera, e in particolare isolare anche ogni pretestuosa speculazione di incidenza di un tanto rispetto all’U.C. Sampdoria e al mondo del calcio, «intende formalizzare le dimissioni immediate dalle cariche sociali di cui sinora è stato titolare, mettendosi nel contempo a immediata e completa disposizione degli inquirenti, che verranno contattati dai suoi legali, gli avvocati Luca Ponti e Giuseppina Tenga, proprio per chiarire fin da subito la propria posizione ed evitare che, dalla del tutto inaspettata e presente situazione, possano derivare ulteriori pregiudizi a carico di realtà estranee, come l’U.C. Sampdoria, che ne sarebbero gratuitamente danneggiate» si legge in una nota del club genovese. «Si confida che tutto si possa risolvere in tempi brevissimi anche considerando che il Trust adottato in funzione delle procedure romane contemplava, a garanzia, anche l’accantonamento di somme proprio a tutela delle procedure di cui alla Procura di Paola». 

 

 

«Con ripetuti prelevamenti dai conti bancari nella disponibilità della Elleemme Group srl, sia in contante che a mezzo assegni, distraeva l’importo di 740 mila euro, il tutto allo scopo di procurare a sé o ad altri ingiusto profitto e recare pregiudizi ai creditori». Questo quanto si legge nell’ordinanza del gip in riferimento a Vanessa Ferrero, figlia del presidente della Samp, finita agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Paola che ha portato in carcere il padre. Nell’inchiesta, che riguarda il crac di 4 società in Calabria, a vario titolo vengono contestati agli indagati la bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e una serie di reati societari. La società Sampdoria risulta estranea ai fatti. 

 

 

«La vicenda è totalmente estranea sia alla Sampdoria che alle società romane, quelle, per capirci, del mondo del cinema. I fatti riguardano quattro società le cui sedi molti anni fa erano state trasferite in Calabria. Si ipotizzano, dunque, reati legati a queste società calabresi, su cui, peraltro, c’erano già state delle transazioni con relative procedure» le parole dell’avvocato Luca Ponti, difensore di Ferrero. «Fra l’altro, per quanto riguarda invece le vicende romane - spiega il legale -, avevamo previsto un meccanismo complicato che prevede un trust che dovrebbe sostanzialmente garantire il ricavo di quello che serve per coprire il fabbisogno delle due procedure concordatarie con la plusvalenza della vendita della Sampdoria. E dentro al trust, dove avevamo accantonato delle somme a favore delle procedure romane, ci sarebbero anche gli accantonamenti per le società calabre. Purtroppo, però, nel nostro sistema spesso succede che uno viene inquisito per un fallimento dichiarato quest’anno ma per fatti risalenti a 10 anni prima. In realtà, dunque - aggiunge il legale -, con tre di queste quattro società calabre avevamo già chiuso le transazioni, erano già perfezionate ed erano già state onorate e saldate. C’era solo una di queste quattro società con la quale non avevamo trovato un’intesa, e comunque noi avevamo previsto che nel trust ci fosse un accantonamento laddove fosse stato necessario anche per queste procedure. La vicenda, perciò, lo dico per evitare equivoci, non c’entra nulla né con la Sampdoria né con le procedure romane. Sono società per cui non c’è neanche partecipazione, c’è totale estraneità. L’arresto ci ha stupiti perché si tratta di fatti di molto tempo fa. Parliamo, ribadisco, di società che qualche anno fa sono state dichiarate fallite, poi, molti anni fa, sono state messe in liquidazione, dunque, per dare una dimensione temporale, stiamo parlando - conclude Ponti - di fatti di 10 anni fa».

 

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