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Discoteche aperte solo al 35%. I gestori infuriati: "Così è una presa in giro"

Andrea Capello
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Nel mondo della cultura e dell’intrattenimento c’è chi può gioire, almeno parzialmente, e chi invece meno. Gli spalti degli stadi si riempiranno sempre di più. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, conferma che nel prossimo Cdm, che potrebbe tenersi già oggi ma più probabilmente domani, verrà approvato un ampliamento delle capienze al 75% recependo così le indicazioni in materia del Cts. Una percentuale che farà venire meno il concetto dell’obbligo di distanziamento «a scacchiera». Resta invece la regola del dover indossare la mascherina e, a tal proposito, Costa invita i tifosi a «prudenza e responsabilità». Buone notizie arriveranno anche per cinema e teatri, sempre più incamminati nella strada di un ritorno a pieno regime.

 

 

Chi invece non è per nulla soddisfatto del parere del Cts è il mondo delle discoteche e della sale da ballo, fra i più colpiti dall’inizio della pandemia. Il via libera all’apertura con una capienza del 35% al chiuso e al 50% all’aperto in zona bianca (compresi i dipendenti, ndr) è considerato troppo restrittivo per poter pensare di rimettere in moto il settore. Il commento più usato dagli operatori del settore è «presa in giro». Nessun «primo passo verso la normalità», come detto dal membro del Comitato tecnico scientifico Sergio Abrignani, ma una decisione «surreale», dice la Siae. Il presidente del sindacato italiano dei locali da ballo, Maurizio Pasca, parla di condizioni «molto penalizzanti» che costringeranno diversi locali a scegliere di rimanere chiusi perché, a queste condizioni, «non rientrano nei costi». Ad amareggiare il mondo della notte è soprattutto il paragone con gli altri stati europei dove - sottolinea Pasca - «hanno riaperto tutti al massimo della capienza col green pass».

 

 

E anche all’interno del panorama politico non mancano i distinguo e le polemiche, pure in molti partiti che sostengono il governo. «È una presa in giro senza senso scientifico, sanitario, sociale ed economico, con questi numeri rischiano di fallire 3mila aziende e di rimanere a casa 200mila lavoratori», tuona Matteo Salvini, leader della Lega. Da Forza Italia la presidente dei senatori Anna Maria Bernini esprime soddisfazione per il fatto che il tema sia stato finalmente affrontato ma, allo stesso tempo, spiega che la capienza «deve aumentare» affinché «arrivi forte e chiaro il messaggio che il green pass è uno strumento veramente valido ed efficace per riprendere le attività di ogni giorno, in libertà e in sicurezza». Il M5S, invece, chiede che vengano individuate «subito» da una parte «risorse adeguate» e dall’altra «meccanismi rapidi per i ristori» perché chi tenterà di riaprire «sa già che dovrà lavorare in perdita e questo è irricevibile».

 

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