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Gina Lollobrigida, per la Cassazione serve l'amministrazione di sostegno

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Confermata dalla Cassazione l’amministrazione di sostegno per l’attrice Gina Lollobrigida, ritenuta «bisognosa di assistenza nel compimento di atti di straordinaria amministrazione inerenti alla gestione del suo patrimonio e di società». Con un’ordinanza la prima sezione civile della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dei legali di Lollobrigida contro il decreto emesso dalla Corte d’appello di Roma nel 2019: era stato il figlio dell’attrice a sollecitare l’avvio della procedura di amministrazione di sostegno, istanza accolta dal giudice tutelare e confermata in appello, e, ora, anche in Cassazione.

 

 

 

 

 

La Corte d’appello della Capitale, in particolare, aveva condiviso le conclusioni dei periti - nominati nell’ambito del processo penale a carico di Andrea Piazzolla, ex assistente-manager della "Lollo", per circonvenzione di incapace - i quali, escludendo una condizione di «infermità mentale» dell’attrice, oggi 94enne, avevano però ravvisato profili di debolezza tali da rendere necessaria la presenza di un amministratore per la gestione del suo ingente patrimonio. «La signora Lollobrigida è molto amareggiata - ha dichiarato il suo legale, l’avvocato Filippo Maria Meschini, commentando l’esito del giudizio in Cassazione - e non si rassegna a una decisione che ritiene dannosa e profondamente ingiusta, nonché lesiva della sua dignità».

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