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Green pass, "non posso vaccinarmi, ma vogliono il certificato". Caos sugli allergici

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Ha “un’allergia che comporta l’utilizzo di antibiotici” che, come conseguenza, le ha consentito di essere esclusa dalla lista delle persone che, volontariamente, possono vaccinarsi contro il Coronavirus. Ma Giulia P., 21enne cagliaritana, da quando c’è il green pass ne sta vivendo di tutti i colori: “Lavoro come hostess, mi è stato detto che, nonostante il certificato di esenzione, devo avere un tampone, equivalente al green pass. Ma in realtà non è così, sul sito del ministero della Salute è spiegato perfettamente che, per noi allergici, basta appunto il certificato”.

La ragazza ce l’ha sempre in tasca, pronto per essere tirato fuori all’occorrenza. Come ha fatto, per esempio, qualche ora fa: “Ieri sera sono andata in un ristorante, volevo cenare in un tavolo interno. Ho mostrato il documento ma non è servito praticamente a nulla, senza la certificazione verde non mi sono potuta accomodare”.

La ragazza spiega che “il mio è solo uno dei tanti casi nei quali non c’è stata la corretta informazione. Se un datore di lavoro o un ristoratore non sanno che, per chi ha un’allergia verificata, il green pass non serve, è un problema. Spero”, rimarca la giovane, “che queste informazioni vengano fornite in tempi rapidissimi da chi di competenza, non vorrei trovarmi nuovamente nella situazione di dover essere lasciata fuori da un locale”.

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