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Nicola Zingaretti dà il contentino Covid. Niente soldi agli eroi in corsia: regala pergamene

Antonio Sbraga
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Dopo un anno e mezzo d’impegno nel fronteggiare la pandemia, gli operatori sanitari del Lazio vengono premiati dalla Regione, però senza "montepremi". Almeno così denuncia il sindacato infermieristico Nursind: «al Policlinico Umberto I, teatro della consegna delle fantomatiche pergamene, molti colleghi stanno ancora aspettando il premio Covid o l’indennità malattie infettive - ricorda il segretario provinciale, Stefano Barone - È inutile dire come il tutto ci è sembrato una inutile passerella politica: anche al San Camillo il copione si è purtroppo ripetuto, premiando il personale tecnico amministrativo a scapito anche di infermieri che si sono prodigati durante questa dura battaglia». Ma Nursind non si limita a battere cassa per i premi arretrati: chiede «alla Regione fatti concreti e non una serie di cerimonie autocelebrative, iniziando dall’immediata assunzione dei colleghi rimasti in graduatoria al concorso del Sant’Andrea, proseguendo con una seria apertura alle mobilità anche extra Regione e, non ultimo, una politica di stabilizzazione del personale precario. Tutto questo - avverte Barone - con l’obiettivo di riequilibrare almeno in parte la carenza cronica di personale infermieristico negli ospedali e sul territorio della nostra Regione».

 

 

Nella graduatoria del maxi-concorso del Sant’Andrea ci sono, infatti, oltre duemila idonei in attesa di una chiamata dalla Regione con la più alta carenza d’infermieri. Il Lazio, infatti, «negli ultimi otto anni ha perduto 6.809 operatori sanitari (tra i quali -1.510 medici e -1.485 infermieri)», come quantifica il 2° Report Salutequità. Non solo: il Lazio ha anche «il più alto numero di pazienti medi per ogni infermiere (15), secondo solo alla Campania (17) a fronte di una media nazionale di 11».

 

 

Ed è pure la Regione dove attualmente in servizio risultano tra gli infermieri più vecchi d’Italia, con un’età media di 54,6 anni (secondi solo alla Campania, con 55,9 anni). Ma, nonostante questo organico molto deficitario, «le assunzioni fatte in questi mesi non sono assolutamente sufficienti - conclude Barone - tanto che si è stati costretti in più aziende addirittura ad esternalizzare il servizio infermieristico alimentando cosi nel tempo illusioni e precariato. Non vorremmo certo ritrovarci a lavorare sotto organico come oggi di fronte alla prossima e prevedibile ondata. Le pergamene per alcuni possono essere pure apprezzabili ma per noi è più importante la qualità stessa del servizio sanitario che oggi è evidentemente in crisi senza dei veri percorsi di salute che vadano oltre le promesse politiche e i soliti luoghi comuni».

 

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