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G20, la stangata alle multinazionali fa già acqua? L'analisi choc, cosa dicono gli esperti di sistemi fiscali

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Anche le multinazionali dovranno pagare le tasse nel Paese in cui operano. Il G20, sotto la presidenza italiana, raggiunge un risultato definito da più parti «storico» - anche se non mancano le critiche - e, all’unanimità, fa fare un balzo avanti alla riforma della fiscalità internazionale, compresa l’idea di un’aliquota del 15% per una tassa minima globale sulle multinazionali.

 

Ma è davvero un accordo storico? L'intesa ricalca il documento uscito due settimane fa in sede Ocse e sottoscritto da 132 Paesi su 139, si legge in un'analisi sul Fatto quotidiano, che parla non di bicchiere mezzo pieno ma  mezzo vuoto perché «gli esperti di sistemi fiscali e lotta a elusione ed evasione per ora propendono per la seconda opzione». Anche per l'aliquota scelta.  «Il 15% è un’aliquota bassa (gli Stati Uniti avevano proposto il 21%) - si legge nell'analisi - vicina a quella di paesi come l’Irlanda (12,5%) che sulla competizione fiscale a danno degli altri paesi hanno impostato un sistema economico». 

 

«Si tratta di un accordo storico perché stiamo definendo le regole mondiali per le grandi aziende», ha spiegato il padrone di casa, il ministro dell’Economia Daniele Franco, intervenendo in conferenza stampa assieme al governatore di Bankitalia Ignazio Visco alla conclusione dei lavori. «I pilastri prevedono due norme: una che riguarda uno stanziamento dei profitti delle grandi multinazionali, quelle con fatturato sopra i 20 miliardi di euro, nei Paesi in cui operano e l’altra che riguarda un’aliquota fiscale minima per le società con almeno 750 milioni di euro di fatturato pari ad almeno il 15%». L’intesa «crea un terreno paritetico» a livello di concorrenza fra i paesi, ha aggiunto il governatore Visco, secondo cui i risultati raggiunti oggi dal G20 danno «complessivamente una risposta importante sulla necessità di lavorare assieme». «La concorrenza fiscale non viene abolita ma in qualche modo regolata», ha aggiunto Franco, spiegando che le nuove norme porranno uno stop alla ’race to the bottom’ (corsa al ribasso, ndr) fra i vari Stati.

A benedire l’intesa sono anche gli altri grandi dell’Economia mondiale: «il mondo è pronto per un tetto minimo della tassazione e c’è un ampio consenso in merito», ha detto il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, invitando «ora a muoversi velocemente per chiudere l’accordo». Il ’patto di Venezia', secondo il copyright del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, «segna un cambio delle regole globali sulla tassazione che lascerà il segno» e «fa piacere che questo sia successo sotto la presidenza italiana» del G20.

«L’economia dovrà seguire regole che terranno conto della dimensione globale e digitale del mondo di oggi» e non più di regole nazionali del secolo scorso ha aggiunto l’ex premier. Da qui ad ottobre, hanno comunque rimarcato tutti i protagonisti, ci sarà ancora molto da fare, sia per convincere chi non ha ancora firmato (in Europa sono Ungheria, Irlanda ed Estonia) a sposare l’accordo, sia per trovare la quadra sui dettagli tecnici, che vanno dalla quota di riallocazione dei profitti delle multinazionali, con un punto di caduta che potrebbe essere al 25%, a quello dell’aliquota minima che paesi come la Francia vorrebbero più alta del 15%.

 

«Mi sorprenderebbe che questa soglia cambiasse», ha detto ancora Gentiloni. Fra gli altri punti toccati e condivisi dal G20 la necessità di accelerare sulle vaccinazioni in tutto il mondo e quella di mantenere intatto il supporto alla ripresa. Lo scenario sulla crescita e sulla ripresa dopo la crisi da Covid è migliorato ma fra i vari Paesi permangono differenze e i ministri del G20 hanno concordato di impegnarsi a mantenere misure di stimolo «per tutto il tempo necessario», ha detto Franco, sottolineando come si sia deciso di «evitare un ritiro prematuro» dei sostegni. «Dobbiamo cercare di evitare nuove restrizioni» ai movimenti e agli stili di vita delle persone legati alla pandemia da Covid e «per farlo l’unica risposta sono le vaccinazioni, sono il principale strumento che abbiamo», ha aggiunto. «L’economia globale si sta riprendendo e sta andando relativamente bene, i dubbi maggiori sono legati alla pandemia e alle varianti, ma se la popolazione è immunizzata i contagi si riducono e diventano meno probabili». 

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