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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sospesi in 52. E la sinistra si scatena: come Cucchi e la Diaz

Domenico Alcamo
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Sono stati tutti sospesi i 52 indagati per le presunte violenze ai danni di detenuti nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Collateralmente all’inchiesta, peraltro, il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha chiesto approfondimenti sulla catena di informazioni e responsabilità sulla dinamica di quanto avvenuto, e anche un monitoraggio anche su altri istituto penitenziario. Nel corso di un vertice tra ministero, Dap e garante delle persone private della libertà, è stata espressa “la piu' ferma condanna per la violenza e le umiliazioni inflitte ai detenuti, che non possono trovare né giustificazioni né scusanti". 

Il caso continua ad animare il dibattito politico. Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, definisce le immagini diffuse come “una vendetta. Nulla a che vedere con la giustizia. È altrettanto evidente che qui non si parla di ‘mele marce’. Quello che vediamo in azione è un sistema coordinato e organizzato, che dietro la divisa cela i più basilari istinti animali”.

 

La deputata Barbara Pollastrini, del Pd, ragiona: "Questa volta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere prima, vent'anni fa, nella scuola Diaz di Bolzaneto durante le manifestazioni dei G8 dove morì Carlo Giuliani e poi nel 2009 il massacro di Stefano Cucchi in una caserma sulla Casilina: la parte oscura e la ferocia si sono scatenate e hanno colpito corpi e principi”.

Le immagini sono chiare, ma da parte di certa sinistra è sempre troppo facile l’innesco di una condanna “di sistema”, quasi a voler dipingere l’Italia con una sfumatura cilena, quando invece c’è ancora molto da chiarire. 

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