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Denise Pipitone, l'indizio mai verificato del biglietto ai carabinieri. La pista choc

Francesco Fredella
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Si parla ancora di Denise Pipitone dopo la riapertura del caso. Le ricerche di Denise vanno avanti da 17 anni senza alcun tipo di traccia ed il giallo s’infittisce. Così a Storie italiane arrivano le contraddizioni di Gaspare Ghaleb, l’ex fidanzato di Jessica Pulizzi. E durante il programma di Rai1, condotto da Eleonora Daniele parla Francesco Lombardo, carabiniere che indagò sulla scomparsa di Denise. 

 

Ma andiamo per gradi. Arriva l'avvocato Monica Gnesi, legale della signora Silvana (la donna indicata dalla guardia giurata Felice Grieco, che aveva immortalato in un video nel 2004 una bimba dal nome "Danas"). 

«Silvana ha detto che non c'entra niente con Denise Pipitone, non è la donna del video. Ha indicato anche un tratto somatico che ha sul viso che la donna del video non ha. Dice di non essere stata a Milano in quel periodo e di non essere mai stata in un campo rom a Parigi. Silvana non è latitante, non è irreperibile ed è a disposizione degli inquirenti per ulteriori chiarimenti. La signora nel 2018 è stata fermata per guida senza patente. Questa è la prova documentale che la signora fosse in Italia e non a Parigi. Nel 2004 si trovava presso un ospedale di Monza perché aveva in cura una delle figlie e non a Milano. A causa di questa situazione, la signora è depressa, si vergogna e non esce più di casa. Sta vivendo le cose male. Non c'entra niente», racconta l’avvocato.

 

È questa la prima pista, legata al racconto di una ragazza di origini rom poi adottata da una famiglia campana.

Poi arriva anche Francesco Lombardo, il carabiniere che indagò su Denise. E la sua è una rivelazione bomba: «Partiamo con la mia squadra il 3 settembre. Al terzo giorno decidiamo di intervenire e di fare un'indagine diversa. A ottobre un mio collaboratore ha trovato un foglietto sul parabrezza in cui veniva minacciato, in cui gli veniva chiesto se non si fosse stancato di girare per Mazara del Vallo. C'era scritto che era un fatto grosso per colpire la famiglia Maggio, non c'entrava la pedofilia o il traffico d'organi. Questo ha creato all'interno delle nostre famiglie un certo malessere, abbiamo trincerato i bambini in casa.

 

La sera del 2 settembre (il giorno dopo la sparizione, ndr) gli spostamenti di Anna Corona sarebbero anomali, le celle del cellulare agganciano Carini, Trapani, Mazara del Vallo, Partinico. Verrà detto che c'era un problema di rete».  Chiosa Eleonora Daniele: «Come faceva a stare al lavoro e in tutti questi posti? Il cellulare sarebbe stato spento ogni volta che usciva da Mazara del Vallo. Solo che ogni volta che veniva riacceso agganciava l'ultima cella in cui il cellulare sarebbe stato». 

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