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Italia in ginocchio di fronte al boss scarcerato. Vergogna per il ritorno di Giovanni Brusca in libertà

Francesco Storace
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Sarà pure la legge, ma è una legge che fa schifo. Sapere che Giovanni Brusca è tornato libero fa accapponare la pelle, indigna le persone per bene, provoca raccapriccio. È un’offesa alla nostra coscienza vedere di nuovo in circolazione l’assassino di Giovanni Falcone, lo spietato strangolatore del piccolo Giuseppe Di Matteo, il killer di centinaia di vittime di mafia. Libertà per un delinquente sanguinario, uno dei peggiori killer di Cosa Nostra: esce – dicono – perché ha collaborato mandando qualcun altro in carcere. Ma è anche la resa dello Stato, un patto intollerabile con chi ha seminato di lutti il nostro Paese. Siamo attoniti nel leggere la notizia, e ripensiamo a quegli anni terribili, la strage di Capaci e poco dopo via D’Amelio. Lacrime vere versate da un popolo che venerava i giudici antimafia. Spazzati via dalle bombe, il carnefice è in libertà. Vigilata, dicono, e chi se ne frega. Lo controlleranno per quattro anni e sai che gliene importa a quel criminale.

 

 

E’ giustizia questa? Si dice che la legge sui pentiti di mafia prevede sconti e permessi per chi collabora. E quindi dovremmo rassegnarci: le norme di Stato si rispettano persino nei confronti di chi sciolse nell’acido un bambino, perché era figlio di un pentito di mafia, e azionò il dispositivo per la strage di Capaci, ammazzando Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Ce l’ha un bambino il “pentito” Giovanni Brusca?, verrebbe da chiedersi.  Venticinque anni di galera sono bastati per il sangue versato a fiumi nella guerra per il predominio di mafia. 

“Non è questa la giustizia che gli italiani si meritano”, esclama Matteo Salvini alla notizia e davvero sarà difficile comprendere le ragioni di chi pensa di potergli dare torto. Ed è durissima anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: “È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera. E in Sicilia si fa sentire la voce dell’assessore regionale alla cultura, Alberto Samonà: “Mi domando che Paese è quello in cui un feroce assassino, ancorché collaboratore di giustizia, può uscire dal carcere, nonostante si sia macchiato di orrendi omicidi”.

 

 

Eppure è successo. Stava a Rebibbia, quello spietato assassino: Brusca è uscito dal carcere romano nel pomeriggio di ieri. Nel suo oscuro medagliere una fitta collaborazione con Totò Riina, di cui era fedelissimo. Poi, dopo un po’ di tempo trascorso dietro le sbarre e con l’ergastolo dinanzi a sé, la decisione – comoda a questo punto – di “pentirsi”, collaborando con varie procure. Nel frattempo, si è beccato oltre 80 permessi premio in quei 25 anni e ora che ne ha compiuti 64 se ne andrà a trascorrere la vecchiaia chissà dove. E pensare che due anni fa Brusca aveva già chiesto la scarcerazione ma la Cassazione disse di no. Era il 19 ottobre del 2019, quando i giudici con l’ermellino bocciarono la richiesta dei legali del killer di Giovanni Falcone e del mandante dell’omicidio del piccolo Giuseppe che voleva usufruire degli arresti domiciliari. La Cassazione aveva respinto l’istanza dei suoi avvocati per andare agli arresti domiciliari. 

Adesso lo sfregio nel nome del diritto maciullato: e Brusca torna libero. Ed è un’offesa per le sue vittime, a cominciare proprio dalla strage di Capaci. È uno di quei casi in cui pensi che si debbano gettare le chiavi della cella e invece improvvisamente rischi di ritrovartelo di fronte, uno così. Furono assassinati i poliziotti che lo accompagnavano giorno e notte. E si sfoga la vedova del caposcorta di Falcone, Tina Montinaro: “Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”. Chi chiederà scusa a queste famiglie, viene da chiedersi di fronte ad una scarcerazione che è assieme eccellente e deprimente.

Una considerazione a caldo riguarda il ruolo dello Stato, che ne esce clamorosamente in ginocchio rispetto ad una notizia che è devastante. Perché se criminali di tal fatta possono lasciare la cella dove meritavano di marcire per centinaia di delitti commessi e accertati, si rischia davvero una ulteriore diminuzione di credibilità per le istituzioni. Giovanni Brusca ha rappresentato quelli che non avevano alcun rispetto per la vita umana in ogni frangente della loro “carriera” sanguinaria al servizio della mafia. E il “diritto” apre le porte della galera persino a banditi di questa risma. Non tutti lo possono accettare.

 

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