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Il caso della funivia Stresa-Mottarone come il ponte Morandi. Manca il controllo dello Stato

Fabrizio Cicchitto
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Sono inaccettabili quasi tutte le posizioni contro l'industria e le infrastrutture portate avanti dal Movimento 5 stelle che le ha bilanciate con un assistenzialismo populistico imperniato sul reddito di cittadinanza che sta provocando autentici sconvolgimenti nel mercato del lavoro: molte persone preferiscono incassare 700 euro e arrotondare con lavoretti in nero piuttosto che farsi assumere anche con lavoro a tempo indeterminato. Ciò detto, per non prestarci a equivoci, dobbiamo dire, invece, che l'unica posizione grillina condivisibile è stata quella assunta contro il meccanismo delle concessioni autostradali imperniato sui Benetton, la società Autostrade e il loro potere politico e mediatico (strettissimi i loro rapporti con Repubblica e con il PD) che è stato fra le cause del crollo del ponte Morandi. Dalla sistemazione perversa del sistema delle concessioni del tutto dominato dai concessionari è derivato, per analogia, anche quello che è successo con la funivia del Mottarone. Su tutto vige una sorta di autocontrollo da parte di proprietari e di gestori. Anche in questo caso tutta l'attenzione è giustamente concentrata sulla gestione della funi via, ma nessuno parla ancora di chi avrebbe dovuto esercitare il controllo: esso spettava allo Stato, alla Regione, al Comune?

 

 

Purtroppo, anche su tutta questa tematica abbiamo l'impressione che il Movimento 5 stelle non abbia cavato un ragno dal buco per cui ci ritroviamo pressoché a zero sia per quello che riguarda il rapporto fra Autostrade e il nuovo ponte a Genova, sia adesso, come riflesso, per quello che riguarda la vicenda della funivia Stresa-Mottarone. Non vogliamo trarre da questa vicenda conseguenze di tipo ideologico in un senso o nell'altro. Anche sul capitalismo e sull'iniziativa privata va fatta un'analisi differenziata. Nel capitalismo la ricerca del massimo profitto può aguzzare l'intelligenza e la fantasia: di qui le scoperte, la ricerca di nuove tecnologie, anche di una nuova organizzazione del lavoro. Questa faccia del capitalismo è emersa pure nella vicenda dei vaccini. C'è però un'altra faccia della medaglia, quella costituita dalla avidità mista a criminalità e a stupidità. E quella che è emersa dalle intercettazioni telefoniche riguardanti il management di ASPI e, di riflesso, il comportamento dei Benetton. In quel caso la ricerca dei massimi dividendi ha portato a controlli episodici e superficiali e al risparmio sulle manutenzioni. Questo misto di rapacità e stupidità, però, può portare alla distruzione della gallina dalle uova d'oro e anche a conseguenze omicide nei confronti degli utenti. E probabile che nel caso della funivia sia accaduta la stessa cosa.

 

 

A monte di tutto ciò, però, c'è il nodo politico. Siccome nessuno può sapere a priori se i singoli capitalisti o gestori seguono comportamenti equilibrati e intelligenti o segnati da un'ottusa criminalità, è indispensabile l'esercizio a monte del controllo da parte dello Stato e delle Regioni. In questo non ci sarebbe dirigismo, ma una gestione equilibrata del potere. Di conseguenza ci auguriamo che nella vicenda venga esercitato il massimo rigore in tutte le direzioni, sia per verificare le responsabilità di tutti i soggetti in campo (ad esempio il tecnico esterno era davvero al corrente di ciò che combinavano il proprietario e i suoi diretti dipendenti?), sia per verificare se chi doveva controllare lo ha fatto o ha girato lo sguardo da un'altra parte, magari per rapporti clientelari o elettorali con l'imprenditore-gestore degli impianti. Tutto ciò va fatto in primo luogo per le vittime e le famiglie distrutte e in secondo luogo per una ragione complessiva e di sistema. Diciamoci una sgradevole verità: oggi il prestigio dell'Italia in mille campi è al minimo storico; per merito del nostro paesaggio e anche di aziende d'eccellenza siamo ancora fra i primi nel turismo. Però, se provochiamo la morte degli utenti per la rapacità criminale dei gestori e per l'assenza di controlli ecco che rischiamo di perder colpi anche in questo settore decisivo.

 

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