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Ilaria Capua: in autunno rischiamo di richiudere. Appello disperato a Dimartedì, a chi fischiano le orecchie

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Il liberi tutti scattato con i primi caldi e il calo dei contagi non devono far abbassare la guardia sui vaccini. Il messaggio della virologa Ilaria Capua arriva come di consueto dal talk show di Giovanni Floris, Dimartedì, il 25 maggio. La domanda è da "luce fuori dal tunnel": "Siamo a buon punto per entrare nella zona bianca?".

 

La Capua risponde con ottimismo ma fa un appello quasi disperato agli italiani. "Assolutamente sì, lo scudo" rappresentato dalle vaccinazioni "sta funzionando, i numeri ci dicono che stiamo proteggendo la popolazione fragile". Per tanto "vi prego, vi prego, usiamo i mesi che ci separano dall'autunno per vaccinare tutte le persone che ne hanno bisogno, per arrivare dappertutto. Vacciniamo tutte le persone fragili". è l'appello alle istituzioni e agli italiani perché  "se non fermiamo questa catena in autunno si ricomincia a chiudere quindi per piacere, siamo quasi arrivati".

 

Sul tavolo ci sono anche le nuove rivelazioni arrivate dagli Stati Uniti sulle origini del virus, con i sospetti sul laboratorio cinese di Wuhan, epicentro della pandemia, rilanciati anche dal capo dei virologi Usa Anthony Fauci.

 

La biologa Barbara Gallavotti spiega che "ancora non si è capito come il virus sia comparso a Wuhan. Ci sono sostanzialmente sul tavolo tre possibilità. La prima è che qualcuno, venuto a contatto con un animale infetto, abbia iniziato a diffonderlo all'interno della sua comunità". La seconda, dice l'esperta, "è che il salto di specie", il cosiddetto spillover, "sia avvenuto in un‘altra parte dell’Asia, magari al sud della Cina dove si allevano animali selvatici destinati all'alimentazione. Quindi il virus sarebbe arrivato surgelato nella carne di uno di questi animali a Wuhan".

 

Ma sussiste la terza ipotesi, la più inquietante, quella che"chiama in causa il laboratorio di Wuhan dove si studiano virus estremamente pericolosi e che in teoria dovrebbe essere ad altissima sicurezza". "Il primo a infettarsi potrebbe essere stato uno dei ricercatori di quel laboratorio che era impegnato sul campo a raccogliere campioni di sangue e altri tessuti di animali selvatici. Si sarebbe potuto infettare direttamente se il virus fosse già stato pronto a fare un salto di specie in attesa della sua prima vittima oppure in seguito quando lo ha portato in laboratorio. Il virus a contatto con le cellule su cui viene tenuto per replicarsi avrebbe imparato a diventare più pericoloso infettando poi qualcuno dei ricercatori del laboratorio e uscendo dal laboratorio stesso", spiega la Gallavotti. 

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