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Il pessimo esempio Bankitalia: lo specchio dell'Italia che vorrebbe restare in emergenza

Franco Bechis
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Credo che parole così non si siano mai lette nella storia dei bracci di ferro sindacali che pure non sono mancati in Banca di Italia. «Il mondo», scrive il sindacato interno Sibc in un volantino, «venga ad analizzare questo Circo Barnum di gente strapagata. Venga a conoscere gli sprechi della Banca e i costi accollati ai dipendenti. Venga a conoscere il valzer delle missioni nelle solite filiali, perché le clientele non le ferma nemmeno la pandemia». Un attacco violentissimo ai dirigenti che per altro sono quelli scelti in accordo con il premier Mario Draghi quando ha chiamato al ministero dell'Economia a febbraio l'allora direttore generale della banca centrale, Daniele Franco.

 

 

Non era mai accaduto perché in genere anche i sindacati dei dipendenti fanno quadrato a difesa della banca centrale per lavare eventuali panni sporchi in famiglia senza offrire assist a chi dall'esterno polemizzerebbe subito sui privilegi esistenti in un istituto che da anni ha perso parte del ruolo che la storia d'Italia aveva assegnato. Mai si sarebbero permessi di descrivere in momenti assai delicati il loro datore di lavoro come un «Circo Barnum» dove comandano privilegi ingiustificati e clientele con piccoli trucchi (il «valzer delle filiali») per beneficiare i prescelti. Che è accaduto per scatenare questo pandemonio? Quello che sta avvenendo nella gran parte delle aziende italiane: l'uscita dalla emergenza pandemica e la prova di un ritorno alla normalità. I vertici della banca centrale stanno infatti cercando di riorganizzare il lavoro prevedendo settore per settore un ritorno in presenza nei settori dove più serve e una riduzione dello smart working generalizzato che era stato il principale modo di lavorare nell'ultimo anno. È un tema che riguarda tutto il lavoro negli uffici in Italia, e in particolare quello nel settore pubblico dove si era fatto più utilizzo del lavoro agile per evitare il più possibile occasioni di contagio.

 

 

 

In Banca di Italia fin dall'inizio (fu allora Franco a concedere) si ottenne un rimborso di 100 euro per le spese maggiori sostenute lavorando a casa. In quel momento nessuna altra azienda lo aveva concesso, e da allora in poi in via Nazionale si sono fatte altre richieste economiche (come i buoni pasto) per alleviare il peso del lavoro a casa. Ma al momento di richiamare buona parte dei dipendenti in ufficio, questi incrociano le braccia. I vertici della Banca non riescono nemmeno a discuterne, dai sindacati partono allarmi in continuazione e sembra che solo lì dentro mentre la curva dei contagi sta scendendo in tutta Italia si formino nuovi cluster che mettono a rischio il ritorno degli altri in presenza. Per altro al di là della anagrafe che in questo momento dovrebbe avere consentito almeno nel Lazio la protezione con il vaccino di una parte consistente dei dipendenti della banca centrale, in via Nazionale è anche tutto organizzato per la vaccinazione interna degli altri, anche i più giovani, non appena dal governo e dal commissario all'emergenza arriverà il via libera. Non si corrono dunque rischi particolari con il rientro graduale al lavoro dei vari servizi, e non si capisce davvero perché questo muro contro muro (a parte l'ipotesi di un obbligo vaccinale che non esistendo in Italia - qui hanno ragione i sindacati non può essere ipotizzato all'interno di quelle mura).

Se però l'azienda più nobile di rango del Paese - che un tempo era modello per tutti, pronta a dare lezioni a tutti vive in questo modo il ritorno alla normalità, possiamo immaginare che cosa possa accadere altrove, nel comparto pubblico e forse anche in parte di quello privato. Non saranno i dipendenti più giovani a comportarsi così, perché il ritorno alla socialità anche nei luoghi di lavoro è loro esigenza primaria, ma è facile immaginare barricate in molti posti da parte dei sindacati. Se sarà così, servirà assai a poco per riprendere il passo necessario, quell'aiuto del Recovery Plan che nei primi tempi sarà comunque centellinato, perché sembra che troppi abbiano anche paura di uscire dalla pandemia che pur nella tragedia di un popolo aveva abituato a una vita assai diversa e forse più tranquilla e meno vigilata nel lavoro. Bisogna invece ritrovare la voglia della normalità, del lavoro che serve dove serve, del ritorno alla rete che lo supporta e della vita che si svolge intorno, perché è tutto questo oltre alle idee e al desiderio a produrre crescita, attività economica e Pil svoltando rispetto a un lungo tempo di piccoli sostegni, risarcimenti e comodità che hanno fatto addormentare la linfa vitale di questo Paese. Per questo il caso Banca di Italia non può essere sottovalutato, perché è lo specchio di una sorta di Rubicone che l'intero paese rischia di non volere superare. È il caso - tanto più con le sue radici - che se ne occupi direttamente il premier Draghi.

 

 

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