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Covid, la difesa di Ranieri Guerra sulla pandemia in una memoria data ai Pm

Francesco Storace
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Quaranta pagine per togliersi di dosso accuse pesantissime, legate al mancato contrasto al Covid in Italia. Una difesa minuziosa è quella che l’avvocato Roberto De Vita ha preparato per conto di Ranieri Guerra, numero 2 dell’Organizzazione mondiale della Sanità, e che è all’attenzione dei magistrati di Bergamo che hanno indagato il suo assistito. La memoria, di 40 pagine, tenta di ribattere alle accuse, anche quelle mediatiche, seguite ad una immane tragedia. Partendo anzitutto dal piano pandemico vigente dal 2006. La difesa di Ranieri Guerra nega che ci sia stata disattenzione al tema: “Era rivisto annualmente”. Ai magistrati, Guerra sostiene di aver dichiarato testualmente che “sino a quando sono stato direttore generale il piano è stato rivisto annualmente e confermato in validità”. Di più: si afferma che nel 2017, alla fine del suo impegno al ministero della Salute come direttore generale, Guerra propose “di rivedere il piano dopo la pubblicazione delle linee guida Oms completate quell’anno”. E che quindi egli “non può essere responsabile di quanto accaduto dopo il 2017”. Sul punto, è evidente che Guerra punta semmai a verificare che cosa successe dopo la fine del suo incarico al ministero: “Qualora si vogliano accertare eventuali condotte costitutive di reato (…) si dovrebbe, se del caso, verificare cosa è stato fatto a seguito della pubblicazione delle linee guida del 2017 e delle ulteriori integrazioni successive”. 

 

 

Lo stesso ministero della salute ad aprile 2020 – è sempre la difesa a parlare - considera vigente il piano del 2006. “E’ illuminante quanto riportato nella comunicazione mail trasmessa in data 15 aprile 2020 dal Direttore dell’Ufficio V – Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale del Ministero della Salute, dr. Maraglino al Viceministro dr. Sileri ed al Direttore Generale dr. D’Amario sul “Piano pandemico”: in tale missiva, infatti, si elencano gli atti, le azioni e gli strumenti generali adottati dal Ministero ed ancora in vigore, tra cui il piano pandemico influenzale del 2006, rivisto ed aggiornato e indicato come “tuttora vigente”. Non finisce qui. Si chiamano in causa le regioni per la “ripartizione di ruoli, compiti e funzioni ai sensi di quanto previsto dall’art. 117 della Costituzione”, il famoso titolo V. Ma anche la protezione civile nazionale: “Al riguardo è utile evidenziare come nel gennaio 2018 sia anche intervenuta una modifica legislativa di grande rilevanza che attribuisce, definendoli, ampi poteri e responsabilità al Dipartimento della Protezione Civile”.  Il Ministero della Salute, si difende Guerra, “diventa solo uno strumento operativo del Dipartimento di Protezione Civile, il quale invece assume il ruolo di vertice di coordinamento e controllo”.

 

 

Infine, la delicata questione del “rapporto Oms” sulla sanità italiana rispetto al Covid, pubblicato e poi rimosso. Su quel report il lavoro dell’avv. De Vita report afferma ai magistrati che ci si limitò a fare delle correzioni di merito, senza intervenire in alcun modo né nel ritiro dello stesso né nelle vicende successive (“riguardanti esclusivamente Zambon e il suo ufficio di Copenaghen ma comunque non Guerra”). Anzi, si ribadisce nella memoria difensiva quando il ricercatore Francesco Zambon “dice che pubblicherà, lo stesso Guerra chiede solo che venga tolto il suo nome”. Un ultimo passaggio del documento prodotto dalla difesa di Ranieri Guerra è quello riguardante le famose chat whatsapp con Silvio Brusaferro, con il sospetto che potrebbero essere state ricostruite in maniera “frammentata e decontestualizzata”. Ovviamente, spetterà ai magistrati di Bergamo decidere come procedere, auspicando semmai – da parte nostra - un lavoro celere per garantire finalmente elementi di chiarezza alla pubblica opinione. 

 

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