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Dal locale di Kill Bill la vendetta dei ristoratori. Multe e chiusure, la speranza arriva dal Giappone?

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Acciaio giapponese contro le chiusure dei ristoranti senza ragioni scientifiche. Arriva dall'oriente la storia che può accendere la speranza degli imprenditori italiani fiaccati dalla crisi e dalle restrizioni? In Giappone tiene banco da settimane la causa intentata dal titolare del "ristorante di Kill Bill" all'Impero per un solo euro di risarcimenti ma che ha provocato un movimento d'opinione che ha dato vita a una raccolta fondi milionaria per l'iniziativa legale. 

 

A raccontare la vicenda è Pio D'EMilia su SkyTg24. Il giornalista di stanza in Giappone ha incontrato Kozo Hasegawa, titolare della Global Dining, la catena di ristoranti che detiene anche il famoso "Gonpachi", l'iconico ristorante protagonista di una scena madre del film di Quentin Tarantino (in realtà in Kill Bill il ristorante è stato perfettamente ricostruito in un set cinematografico). 

 

"Quando il governo di Tokyo ha deciso di multare solo i suoi 26 ristoranti (su oltre 2000 che non hanno rispettato le "restrizioni") ha preso cappello e ha deciso di ricorrere in tribunale. Chiede 1 euro di danni, ne sta ottenendo molti di più on line, grazie ad un consenso popolare che cresce giorno dopo giorno", spiega il giornalista su Facebook. "I ristoranti non costituiscono un pericolo, se vengono rispettate le norme. Imporre limitazioni agli orari è assurdo. La mia è una battaglia di principio, bisogna pure che qualcuno si opponga a questa buffonata che va avanti da troppo tempo, e non solo qui da noi", dice l'imprenditore che attacca: "Tra poco in questo Paese ci saranno più suicidi che morti di Covid" (a questo link il servizio di Skytg24).

 

"La mia è una battaglia di principio, o il governo ci dimostra scientificamente che siamo davvero causa di contagi, oppure questa buffonata deve finire, è già durata troppo" dice ancora Hasegawa che fin dall'inizio della pandemia non ha rispettato le indicazioni di chiusura anticipata, insieme a tanti altri. Già, perché in Giappone le restrizioni sui locali sono partite come richieste non vincolanti. Poi però il governo ha previsto una multa che è toccata persò a soli 27 locali, "26 dei quali guarda caso sono i miei", commenta l'imprenditore giapponese.

E così con l'aiuto dell'avvocato Rintaro Kuramochi ha fatto causa all'Impero (ma prima ha pagato parte delle multe) chiedendo  come risarcimento la cifra simbolica del corrispettivo di un euro. "Non l'ho faccio per i soldi, lo faccio perché posso permettermelo e perché voglio dare una mano a migliaia di persone che stanno fallendo e che sono disperate. Nel giro di due settimane sono stati raccolti oltre 2 milioni di euro on line per sostenere le spese legali e i ristoratori giapponesi si stanno associando per far valere le loro ragioni.

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