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La pandemia fa crollare i matrimoni. E chi si sposa non lo fa in chiesa

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Non ci si sposa causa Covid. Non solo. Crollano di quasi il 70 per cento i matrimoni religiosi. Meno di una coppia su tre si è sposata in chiesa nel 2020. La conferma di una tendenza prevedibile è contenuta nei "Primi riscontri e riflessioni sul bilancio demografico del 2020" dell'Istat.

 

"Quanto poi ai processi di formazione familiare, i primi dati sulla nuzialità, disponibili in via provvisoria per il periodo gennaio-ottobre, segnalano per il 2020 circa 85 mila matrimoni, a fronte dei 170 mila nei primi dieci mesi del 2019 e dei 182 mila nello stesso intervallo del 2018 - scive Gian Carlo Blangiardo - La variazione negativa del numero di matrimoni è stata nel complesso del 50,3% – rispetto al 2019 e a parità di periodo – ma il calo raggiunge la punta del 69,6% se ci si limita a quelli religiosi. Questi ultimi rappresentavano il 49,5% del totale delle unioni nei primi dieci mesi del 2019 (erano il 51,8% nello stesso periodo del 2018) e sono scesi al 30,3% nel 2020. A livello territoriale la caduta più consistente ha riguardato il Mezzogiorno, dove ha agito in modo significativo il forte ridimensionamento delle unioni religiose, il corrispondente tasso di nuzialità si è ridotto sino a mantenere nel Sud circa un quarto del valore che aveva nel 2019 e nelle Isole circa un terzo".

 

Dinamiche che si riverbereranno inevitabilmente sull'andamanto demografico. "Il calo della nuzialità appare, oltre che intenso, anche assai generalizzato così che, stante la persistente diffusione delle nascite provenienti da coppie coniugate (pari a 2/3 del totale secondo i dati del 2019), sembra legittimo aspettarsi, pressoché ovunque, un fattore aggiuntivo negli scenari di ulteriore caduta della natalità che potrebbero caratterizzare l’immediato futuro. D’altra parte, se è vero che la nascita di un primogenito, che ha riguardato il 47,8% degli eventi registrati nel 2019, ha come presupposto – non esclusivo ma certamente qualificante – una scelta di genitorialità maturata entro un rapporto di coppia stabile, viene naturale chiedersi come si potrà diluire/recuperare nel tempo questo brusco punto di rottura introdotto da COVID-19 nell’avvicendamento delle coorti matrimoniali".

 

"Se oltre a ciò mettiamo in conto il prosieguo degli effetti del rinvio dei concepimenti, qui valutati sui nati di dicembre (e in parte di novembre) ma verosimilmente destinati a protrarsi nel corso del 2021 (almeno nei primi mesi), si forma la piena convinzione che, a meno di inaspettati e improbabili fattori a supporto della fecondità, difficilmente si ci potrà sollevare in tempi brevi dalla soglia dei 400 mila nati toccata nel 2020. In realtà, il timore è che il confine possa ancor più discostarsi, sempre al ribasso, nel bilancio finale del 2021", conclude il rapporto.

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