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L'altra strage nascosta: sono 26mila i decessi in più non legati al Covid

Dario Martini
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Non c’è solo la strage dovuta al Covid. Ce n’è un’altra. È nascosta, sicuramente più silenziosa. Non finisce nei tragici bollettini quotidiani diffusi dal ministero della Salute. Sono le cosiddette «vittime indirette», a cui il sistema sanitario nazionale non è stato in grado di salvare la vita perché in perenne emergenza a causa della pandemia. Difficile quantificare con esattezza quanti sono questi morti in Italia. Conviene partire dai dati. Gli ultimi ce li fornisce l’Istat nel rapporto pubblicato il 30 dicembre scorso. I numeri sono quelli certificati dall’Istituto superiore di sanità. Scopriamo che da febbraio a novembre 2020, rispetto alla media dei 5 anni precedenti nello stesso periodo, ci sono stati 83.985 decessi in più. In gergo, gli esperti lo chiamano «eccesso di mortalità». Come si spiega un dato così consistente? Sicuramente bisogna considerare le 57.647 vittime Covid confermate dall’Iss nei dieci mesi presi in considerazione (il 69% dell’eccesso di mortalità totale). Restano fuori, quindi, altre 26.338 persone che hanno perso la vita per cause non legate al virus. Si può sostenere che siano «morti indirette» del Covid? «Da un punto di vista statistico va verificato, ed è difficile da certificare, però si può ipotizzare che sia così», ci spiega Filomena Maggino, professoressa di Statistica alla Sapienza di Roma e presidente della cabina Benessere Italia di Palazzo Chigi.

È un dato di fatto che l’aumento della mortalità abbia seguito di pari passo i picchi della pandemia. Basti pensare che nei primi due mesi dell’anno, quando il virus non aveva ancora colpito con forza l’Italia, i decessi generali erano addirittura in diminuzione. L’Istat, infatti, conta 664.623 decessi totali da gennaio a novembre 2020, ovvero 77.136 in più della media 2015-2019. L’eccesso di mortalità, però, è ancora più elevato da febbraio «in quanto non è compensato dal deficit di morti a gennaio rispetto alla media per lo stesso mese dei cinque anni precedenti».

I dati fin qui riportati non sono da prendere come oro colato. Lo stesso Istituto di statistica spiega che i decessi segnalati alla Sorveglianza integrata «non danno conto dell’effettivo contributo del Covid-19». Soprattutto all’inizio della pandemia, molte persone potrebbero essere morte a causa del virus senza che il sistema sanitario non li abbia conteggiati correttamente.

C’è uno studio, pubblicato sulla rivista Public Health, che ha sviluppato un modello matematico per valutare le vittime in eccesso. Il titolo è emblematico: «Tasso di mortalità raddoppiato durante il Covid-19: quantificazione di quanto non viene catturato dalla sorveglianza». Porta la firma di quattro docenti e ricercatori del Dipartimento di Igiene dell’Università di Pavia, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e del Cnr. Prendono in esame la prima ondata, in particolare i giorni che vanno dal primo marzo al 15 aprile 2020. L’analisi viene condotta nelle regioni del nord d’Italia maggiormente colpite. In Lombardia è stato registrato il 168,2% in più di mortalità, in Emilia Romagna il 68,2%, in Piemonte il 66,1%, in Liguria il 58,6%, in Veneto il 27,6%. «Le morti ufficiali per Covid - si legge nello studio - rappresentano solo una frazione del totale di eccesso di mortalità, lasciando non spiegata una grande proporzione delle morti in eccesso»: il 38% in Emilia Romagna, il 47% in Lombardia e Veneto, il 51% in Liguria e fino al 56,5% in Piemonte. Nel periodo preso in esame, il modello matematico stima addirittura che «più di due-terzi dell’eccesso di mortalità possa essere dovuto ad altre cause rispetto al Covid». I dati suggeriscono che «la pandemia abbia aumentato indirettamente la mortalità attraverso altri percorsi, inclusa la diminuzione della domanda e dell’offerta di servizi sanitari non legati al Covid». Tradotto: meno persone hanno scelto di andare in ospedale per paura di venire contagiate e la sanità italiana ha lasciato indietro chi aveva bisogno di fare altri tipi di esami o visite. Un esempio? La società italiana di cardiologia ha certificato che la mortalità per infarto è triplicata l’anno scorso. Mentre i ricoveri per infarti miocardici acuti sono diminuiti del 48,4%.

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