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Becciu licenziato, il caso porpora scuote il Vaticano. Perché Papa Francesco ha battuto i pugni

Franco Bechis
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Due atti clamorosi in due giorni. Giovedì sera alle 20 quello che non si era mai visto: il bollettino della sala stampa vaticana che in edizione straordinaria ha annunciato le dimissioni da cardinale e da Prefetto della congregazione delle cause dei santi di monsignor Angelo Becciu. Ieri mattina il secondo atto. Una conferenza stampa dello stesso Becciu con una accorata autodifesa dalle accuse con cui Papa Francesco lo aveva messo alla corda. I cattolici di tutto il mondo hanno visto accadere di tutto in Vaticano in questi decenni: scandali anche finanziari, l'attentato a Papa Giovanni Paolo II, le dimissioni dal soglio pontificio di Benedetto XVI precedute dal clamoroso primo scandalo di Vatileaks, dai documenti sottratti dalla scrivania dello stesso pontefice. E poi di nuovo scandali e arresti nell'era di Papa Francesco con azioni da lui stesso promosse nei confronti di persone che aveva scelto e di cui si era fidato. Si era visto poco più di un anno fa anche un altro cardinale essere privato della porpora: l'arcivescovo americano Theodore McCarrick, nei cui confronti c'erano pesanti accuse di pedofilia. Mai però nulla di simile a quello avvenuto in questi ultimi due giorni.

E' stato naturalmente il Papa a pretendere alle 18,02 del 24 settembre le dimissioni da cardinale e da prefetto di monsignore Becciu, che non ha opposto resistenza (comunque impossibile) di fronte alla frase netta di Bergoglio: “non posso avere più fiducia in te”. Come ha spiegato lo stesso cardinale dimissionario ieri in conferenza stampa, nei suoi confronti è pendente l'accusa di peculato per avere favorito direttamente o indirettamente con aiuti economici ((800 mila euro almeno) e raccomandazioni di varia natura alcune attività imprenditoriali presiedute o amministrate da tre dei suoi fratelli: una cooperativa sociale, un'azienda di distribuzione alimentare e di produzione della birra e una falegnameria.

Secondo l'accusa alcuni di quei fondi (100 mila euro) sono partiti dalla segreteria di Stato che amministra anche parte dell'Obolo di San Pietro e finiti alla Caritas della diocesi di Ozieri che avrebbe dovuto usarli per finanziare la cooperativa sociale Spes presieduta da Antonino Becciu. Alla stessa cooperativa sociale sarebbero finiti negli anni precedenti per due volte 300 mila euro di finanziamenti da parte della Conferenza episcopale, e l'ipotesi è che anche in questo caso fosse stato il fratello ad avere raccomandato i finanziamenti. Altri fondi delle nunziature in Angola e a Cuba (dove è stato per anni mons. Becciu) sono stati utilizzati per pagare lavori di falegnameria eseguiti da un altro fratello, Francesco.

Il terzo capo di accusa sarebbe quello di avere favorito un accordo fra la Fondazione Caritas di Roma e un'azienda- la Angel's guidata da un altro fratello Becciu (Mario, professore di psicologia) per la distribuzione della Birra Pollicina, prodotta artigianalmente da Alta Quota nel Lazio e venduta direttamente a 8 euro per la bottiglia di 75 cl. Il cardinale dimissionario ieri nella sua accorata difesa di fronte alla stampa ha ammesso tutti i fatti contestati, negando qualsiasi irregolarità o violazione di legge e riconoscendo al massimo un possibile conflitto di interesse almeno nelle raccomandazioni a favore dei fratelli. Non siamo in grado di conoscere i fatti se non per come sono stati divulgati. Sappiamo che non è stata una anticipazione di un servizio del settimanale Espresso a informare il Papa di questa inchiesta, ma un rapporto della guardia di Finanza italiana che ha fatto indagini per conto della procura di Roma (presso cui quindi esiste una formale inchiesta) e probabilmente è stato trasmesso in copia anche ai promotori di giustizia vaticani.

La collaborazione fra uffici giudiziari di stati diversi è diventata assai più facile d'altra parte da quando ai massimi livelli della giustizia vaticana è arrivato l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. L'indagine avrà il suo corso e da questa come dall'altra parte del Tevere chiunque deve essere ritenuto innocente fino all'ultimo grado di giudizio. Però rispetto a quel che abbiamo vissuto negli anni e al piccolo elenco dei fatti prima citati il “caso Becciu” non sembrerebbe giustificare quella bomba mediatica mondiale che inevitabilmente è esplosa. E' inevitabile lo sconcerto fra i cattolici di tutto il mondo e abbastanza prevedibile il danno di immagine che ne avrà la Chiesa.

Si possono pensare molte cose diverse del papato di Francesco, e ogni tanto anche in qui in redazione arrivano mail o lettere critiche su alcune presunte aperture della Chiesa da lui guidata. Ma non si può fare una caricatura del Papa: per quanto clamoroso, il gesto compiuto non può essere stato di impulso per rabbia, amarezza o delusione personale, né inconsapevole delle conseguenze che avrebbe avuto. Molte cose difficili da capire e talvolta anche da digerire sono un segno del suo papato dato al di là della cronaca spicciola quando Francesco ritiene che quel segno debba essere visto.

La storia dei sacri palazzi e della Curia non è stata priva di scandali, anzi. Eravamo però abituati all'ovatta, a cogliere solo talvolta e impercettibilmente quel che avveniva al di là delle mura leonine. La regola era al massimo “promoveatur ut amoveatur” per togliere di mezzo qualche impiccio senza troppe spiegazioni e correggere eventuali sbagli. C'è chi se ne sarebbe sentito più rassicurato in questo frangente (ma ricordo che con mons. Becciu questa strada fu già percorsa in segreteria di Stato), chi avrebbe preferito minore fragore e danno di immagine e financo un pizzico di misericordia in più. Capisco, ma non credo che Papa Francesco sia privo di questi sentimenti da cui forse umanamente sarà pure tormentato.

Ma è un segno che vuole dare che prescinde dalle persone e forse anche dalla minore gravità dei fatti (questi appunto li vedremo). E' accaduto in altre vicende che hanno fatto discutere: Francesco ha dato in passato un segno chiaro e duro sulla pedofilia- che è una piaga nella Chiesa- e l'ha fatto magari essendo assai severo su un caso e meno su altri: era il segno inequivocabile quello che contava. Oggi lo fa vedere sull'utilizzo del denaro che è altra piaga atavica della Chiesa e – stando alle chiacchiere e non solo- anche dei sacri palazzi e della Curia. Il Papa dato con chiarezza quel segno, poi (lo ha svelato il diretto interessato), quando mons. Becciu gli ha chiesto se dov eva lasciare il suo appartamento in Vaticano e cercarsi casa, la risposta è stata no, che poteva tenerselo anche “per tutto quello che hai fatto per la Chiesa”. Sembra folle. E invece è Francesco.

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