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Di Francesco: sarei contento di lavorare con Totti

Erika Menghi
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La «grande occasione» di Eusebio Di Francesco ha i contorni dell'umiltà e del profilo basso. Il nuovo tecnico romanista è l'anti-Spalletti: risposte brevi, toni distesi e l'entusiasmo di chi per la prima volta si ritrova tra le mani una «big» dopo tanta gavetta. «Ѐ un giorno felice, torna a casa uno di noi, una persona che è già stata qui», lo presenta Monchi, che lo affianca in sala stampa e gli ruba la scena servendo su un piatto d'argento tutte le notizie di mercato: «La Roma non è un supermercato. Non ci sono squadre che non vendono in assoluto, ma il problema non è tanto vendere, quanto comprare male. Non ci sono trattative aperte per nessun giocatore se non per Momo Salah: c'è stata un'offerta da un club inglese, ma il prezzo lo fa la Roma. Su Rudiger dico che ci sono zero possibilità che vada via. Alcuni affari in entrata sono in fase avanzata, ma non credo che ci saranno sorprese nel breve periodo». La sintesi della campagna acquisti giallorossa fa stare tranquillo Di Francesco, che un plus lo vorrebbe nella dirigenza e si chiama Francesco Totti: «A breve dovrà dare una risposta alla società. Io ho un legame particolare con lui e sarei molto contento di averlo con me, in un ruolo che sceglierà lui perché è abbastanza grande per farlo. Sarei contento di poter continuare a lavorare con lui in un'altra veste». Dopo essere stati giocatori insieme. «Per me la Roma è un'occasione unica, sono molto felice di raccoglierla. Sono pronto per questa sfida. Sono stati superati tanti record l'anno scorso, ma la squadra è arrivata seconda con 87 punti. Per raggiungere un importante traguardo bisogna fare tutti insieme qualcosina in più e io sono qui per questo». Curva e stadio nuovo potrebbero portare un valore aggiunto: «Avendolo vissuto in prima persona, posso dire che il sostegno del pubblico è fondamentale, mi auguro e sono convinto che sarà il dodicesimo uomo in campo. Voglio portare un grande senso di appartenenza a questa maglia. L'impianto di proprietà è il futuro del calcio, serve per rimanere tra i top club europei. La volontà di avere lo stadio è presente in tutti e sono convinto che lo avremo, mi auguro di essere qui a festeggiare l'apertura». Di Francesco ha siglato un biennale, ma la Roma «mangia» allenatori con una frequenza più breve, 14 negli ultimi 14 anni: «Nel calcio c'è sempre fretta, sono consapevole di questo. Ho il desiderio e la serenità di concentrarmi sul campo e sul lavoro perché penso sia determinante. Sono convinto di poter trasmettere i valori e la conoscenza di questo ambiente, che un pochino so, anche se un pochino può essere cambiato. Tanti problemi non me li sto ponendo in questo momento. Con Monchi abbiamo parlato di creare una compattezza, cioè lavorare tutti insieme per obiettivi comuni, sapendo che ci saranno momenti difficili o facili, ma ci auguriamo che sia un discorso più in discesa che in salita dal punto di vista dei risultati. E' un ambiente particolare, difficile, chiamatelo come volete, ma sono sereno di affrontare questa bellissima avventura». Porterà il suo 4-3-3 nella capitale: «Cambia allenare una squadra di provincia e allenare una grande squadra, in una big si dominano le partite sotto il punto di vista tattico. Anche al Sassuolo non ho mai avuto un atteggiamento remissivo e non cambierà l'atteggiamento e il modo di fare calcio: sarà propositivo. Cercheremo di migliorare tutti in quelle che saranno le tipologie di gare,partendo dal sistema di gioco che riesco ad esprimere meglio». Un modulo in cui potrebbe trovare posto Pellegrini: «Ѐ un giocatore molto interessante su cui la società sta lavorando. Un'ottima mezzala, ha avuto una crescita impressionante in questi due anni. Nainggolan? Da mezz'ala può fare benissimo 18 gol». Nel ribadire che «le scelte di mercato le facciamo insieme, perché io e la società non siamo entità separate, ma lavoriamo per il bene della Roma», l'ex tecnico del Sassuolo parla di Berardi, altro suo pupillo: «Un ottimo calciatore. L'ho visto crescere e ha grandissimi mezzi, non significa che sia un obiettivo della Roma. Il reparto d'attacco è stato uno dei primi temi affrontati con Monchi: abbiamo bisogno di giocatori di qualità per competere in tutte e tre le competizioni». Competere, o vincere? «Io non voglio fare proclami o altro, voglio che tutti tengano un profilo basso. Dalla grandissima umiltà possiamo ottenere grandi risultati. Conosco le speranze della gente, non c'è bisogno di sottolinearle. Viviamo di concretezza e di speranza. L'entusiasmo è la base quando si lavora». Chi incarna al meglio l'atteggiamento ideale per Di Francesco è De Rossi: «La prima persona che ho chiamato appena ho trovato l'accordo. Lui è l'emblema di questa Roma. Mio figlio gioca nel Bologna, ma è tifosissimo della Roma e il suo idolo è Daniele. Condivido la sua scelta, la sua immagine va presa come esempio. Al di là dell'aspetto tecnico-tattico credo sia il mio punto di riferimento nella squadra».

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