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E' l'anno del Prosecco rosé, arriva il re degli aperitivi d'estate

Paolo Zappitelli
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Sarà l’estate del Prosecco rosé. Il nuovo arrivato nella famiglia delle bollicine nate tra Conegliano e Valdobbiadene (anche se questo è un Doc, quindi prodotto fuori dalla zona storica della Docg) ha tutte le caratteristiche per diventare il protagonista delle serate - e degli aperitivi - dei prossimi mesi: il colore, che attrae sempre più consumatori, specialmente donne, e il gusto, che, rispetto al Prosecco classico, aggiunge una nota finale con leggerissimi tannini che gli conferisce una bevibilità ancora più interessante. Questo perché alla Glera, l’uva utilizzata per questo vino, è stato aggiunto un 15% di Pinot nero che fa sentire il suo carattere, arricchendolo di sapori di frutta rossa e fragoline di bosco che vanno a sommarsi a quelli di mela, pesca bianca, fiori di pesco. Ma che sia l’anno del Prosecco rosé lo dicono soprattutto i numeri: nel 2020 ne sono state imbottigliate quasi 17 milioni di bottiglie da 111 case spumantistiche per una produzione del 3,4% sul totale di questo vino. Secondo le prime previsioni fra il 15% e il 20% sarà consumato in Italia, mentre il resto sarà stappato sulle tavole di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Scandinavia, Francia, Est-Asia. E le stime dicono che il numero di bottiglie vendute raddoppierà raggiungendo un numero totale che oscillerà fra i 40 e i 50 milioni. Certo i «puristi» del Prosecco Docg in Veneto hanno subito urlato all’oltraggio per un prodotto che snatura la tradizione. Ma quando il risultato è godibile, fresco, allegro come in questo caso, ben vengano gli «eretici». Quattro le tipologie disponibili: brut nature, extra brut, brut e extra dry, spumantizzati con fermentazione naturale e metodo Martinotti Charmat.
Tra le aziende che hanno puntato sul nuovo Prosecco c’è Fiol, fondata alcuni anni fa da tre giovani amici di Treviso decisi a puntare su un prodotto che ha accompagnato la storia di gran parte delle famiglie venete. Il nome è nato da una parola tipica di queste zone che vuol dire figlio ma che è pure un intercalare tra amici nei momenti di convivialità. Anche il simbolo della bottiglia non è stato lasciato al caso ma è il frutto di un concorso tra giovani grafici. Il loro Prosecco rosé - che sta già seguendo la strada degli altri vini dell’azienda, destinati soprattutto al mercato estero visto che i tre soci si muovono tra Londra e Hong Kong - è un metodo Charmat che racconta tutto quello che c’è da sapere in questo matrimonio tra Pinot nero e Glera: grande bevibilità, freschezza, un sorso accattivante che invita al bis, un perlage elegante e cremoso.
 

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