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Pasolini: Dacia Maraini, 'riaprire inchiesta su morte, a qualcuno fa comodo che resti enigma...'

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Palermo, 26 apr. (Adnkronos) - "L'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini va riaperta. Adesso ci sono gli strumenti tecnologici avanzati, rispetto a 50 anni fa. Si potrebbero ingrandire segni anche molto piccoli, o macchie di sangue non viste. Perché certamente non è stato Pelosi a uccidere Pier Paolo ma un gruppo di persone, questo sembra certo. Ma chi erano non lo sappiamo. Evidentemente fa comodo che la morte di Pasolini rimanga un enigma, un enigma storico...". A chiedere la riapertura delle indagini sull'uccisione dell'intellettuale, trovato senza vita la notte tra l'1 e il 2 novembre del 1975 sul litorale di Ostia, è la scrittrice Dacia Maraini, sua grande amica. Intervistata dalla giornalista dell'Adnkronos Elvira Terranova nell'ambito de 'La Via dei Librai' di Palermo, il festival del libro, l'autrice da milioni di copie, che è stata molto vicina al regista ucciso, auspica che "venga fatta luce" su un omicidio dai mille misteri.

"Si potrebbero ingrandire, ad esempio, le tracce ematiche - spiega Dacia Maraini -e ricavarne il Dna, tanto è vero che la macchia è sempre lì". E ricorda: "Non sono state distrutte le prove, ma evidentemente fa comodo che questa morte rimanga un mistero...", aggiunge. "Mancano alcune prove - spiega ancora la scrittrice - Se si fosse fatta all'epoca una vera indagine approfondita probabilmente sarebbe venuto fuori dell'altro. Ma visto che all'epoca Pino Pelosi si addossò tutta la colpa si sono fermati là". "Quando in un processo si dice che c'è un colpevole che si autoaccusa non si va oltre, ma se fossero andati avanti qualcosa sarebbe venuto fuori. E anche adesso, se solo si approfondisse, emergerebbero altri particolari. Ne sono certa, anche se è difficile". Il corpo di Pier Paolo Pasolini fu trovato la mattina del 2 novembre di 46 anni fa da una donna che vicino al luogo della tragedia vide un uomo completamente sfigurato e maciullato nel volto e nel corpo, disteso poco lontano da una baracca. Solo dopo l'arrivo della Polizia venne accertato che quel corpo martoriato apparteneva a Pier Paolo Pasolini, uno dei più importanti intellettuali italiani. Ad essere accusato, in prima istanza, fu un ragazzo di appena 17 anni, Pino Pelosi. Il giovane confessò di aver ucciso Pasolini perché, raccontò, lo scrittore sarebbe stato intenzionato a praticare un rapporto sessuale non consensuale.

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