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Sos Mes: abbiamo un buco. Gualtieri: tranquilli, pago io

il bilancio choc del fondo salva Stati

Franco Bechis
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L'Italia si è impegnata a versare ogni anno al Mes i soldi che il fondo ha perso per colpa degli interessi negativi. Da ora in poi si tratta di 77 milioni di euro, che vanno a coprire parzialmente il buco di bilancio del cosiddetto Fondo Salva- Stati, che da un paio di anni non è in grado nemmeno di salvare se stesso. La sorpresa arriva dall'articolo 62 della legge di Bilancio firmata da Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte, che sostengono che il costo reale non ci sarà perché per avere quei soldi il Mes depositerà 15 miliardi di euro (più o meno la quota versata dall'Italia per il suo capitale) su un conto corrente della Banca di Italia, che compenserà il Tesoro dell'esborso. Il ministero dell'Economia deve però spiegare il motivo di questo esborso, e lo fa rimandando ai dissestati conti del Mes: da quando il tasso di interesse deciso dalla Bce è negativo dello 0,50%, il fondo Salva Stati ha bruciato perfino il suo capitale versato dai paesi contraenti dal 2012 in poi. Nel 2017 gli interessi negativi si sono portati via mezzo miliardo di euro, e la situazione secondo i vertici del Mes rischiava di diventare drammatica mangiandosi da qui ai prossimi anni gran parte del capitale grazie ai tassi di interesse negativi. Nel 2018 a tamponare l'emorragia ci hanno pensato prima la Germania, con un versamento di 128,9 milioni di euro, poi la Francia con uno di 86,7 milioni di euro e infine la commissione europea, con uno stanziamento di 26,8 milioni di euro. Ora Gualtieri ha impegnato anche l'Italia a intervenire ogni anno con un versamento di 77 milioni di euro, anche se a dire il vero il Mes potrebbe investire in altro modo la liquidità che ha e anche quella depositata presso le banche centrali potrebbe non risentire tutti gli anni di un tasso di interesse negativo allo 0,50% come quello attualmente in vigore. La morale della storia è sempre la stessa: quando deve pagare gli organismi europei, l'Italia magicamente diventa uno dei tre grandi paesi fondatori e con quella grandezza le tocca mettere mano al portafoglio. Salvo poi essere trattata da paese sull'orlo della bancarotta quando chiede pari dignità agli altri grandi nel ruolo da ricoprire all'interno della comunità. Ed essere ammessa o meno alla tavolata a seconda di chi siede alla guida del suo governo: ancora adesso sullo stesso sito del Mes campeggiano studi sul "rischio politico" dell'Italia, ora ridottosi un po' solo perché gli amici del Pd sono tornati al governo (ma c'è ancora il rischio M5s...). Per altro pur essendo ormai versato da anni il capitale del Mes (più di 80 miliardi di euro) non è mai stato remunerato a chi versava i suoi soldi in periodi di vacche grasse. L'Italia quando i tassi di interesse non erano negativi (fino al 2016) non ha ricevuto un cent di interesse per i suoi 14 miliardi ed oltre di euro versati. In quegli anni il Mes ha accumulato quasi 1,3 miliardi di utili accantonati a riserva. Ma quando sono iniziati i problemi invece di attingere alla riserva, hanno preferito tornare a battere cassa ai "grandi paesi fondatori". E l'Italia di Gualtieri, quasi emozionata per essere stata scelta, in due minuti ha detto sì, pronta a impiccarsi pure a quei 77 milioni di euro l'anno che non erano previsti.

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