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Il muro dei Cinquestelle: "Di Maio premier o si vota"

Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio

Carlantonio Solimene
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«Se noi ai cittadini presentiamo un altro candidato premier, non eletto dai cittadini, determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica». Alfonso Bonafede, esponente del MoVimento 5 Stelle e fedelissimo del capo politico Luigi Di Maio, chiude all'ipotesi dell'appoggio grillino a un governo che non sia guidato dallo stesso Di Maio. «A queste elezioni i cittadini hanno partecipato con entusiasmo e, quindi, va data una risposta e questa risposta secondo noi non può prescindere dalla presenza di Luigi Di Maio come premier» ha aggiunto Bonafede. «O lui o non si fa il governo?» gli ha chiesto il conduttore. «Noi riteniamo che debba essere lui il premier». Solo ieri era stato Matteo Salvini, l'altro "vincitore" delle elezioni, a rivendicare per sé la poltrona di Palazzo Chigi spiegando, però, che non avrebbe mai imposto il suo ruolo come "conditio sine qua non" per la formazione di un governo. Una presa di posizione, quella di Bonafede, che ha subito provocato la reazione del centrodestra. "Il MoVimento 5 Stelle vuole imporre le sue scelte senza avere i numeri" ha affermato la deputata di Forza Italia Renata Polverini. Sulla stessa lunghezza d'onda il governatore della Liguria Giovanni Toti: "Dire o Di Maio premier o niente mi sembra un modo un po' draconiano di porre la questione. La trattativa è già inserita in un binario che non credo sia quello corretto". "Se partiamo dai programmi - ha continuato Toti - credo sia più facile trovare delle soluzioni possibili in Parlamento per dare dei risultati a un Paese che li aspetta dopo una campagna elettorale in cui molti impegni sono stati presi. Se partiamo dalle persone, dai veti o dal colore delle cravatte, è molto più complicato trovare un accordo". Sulla questione è intervenuto anche l'ex senatore di Ala Denis Verdini: "Ci vuole un compromesso - ha detto ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital - ovvero un passo indietro di Salvini e Di Maio che apra la strada di Palazzo Chigi a un terzo che sarà una figura di riferimento e loro potranno fare uno il vicepresidente del Consiglio o l'Interno, o uno gli Esteri e uno si prende l'Economia".

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