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Matteo Renzi è quello che ci meritiamo

Marcello Veneziani
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Italiani, vi meritate Matteo Renzi. Prendetela come volete, come un insulto o un complimento, ma è una constatazione amichevole di verità. Renzi è quel che si addice al nostro Paese. È fatto su misura per un paese disperato e incapace di intendere e di volere, che oscilla tra i piacioni e i dispiacioni, alla Grillo. Il Cazzaro o l'Incazzato, non c'è scampo. Ora si fa un governo renziano senza Renzi. Poi si vota e torna Renzi o peggio vince Grillo. Contenti? Per questo avrei suggerito a Mattarella di risolvere la crisi di governo puntando su un giovane: Matteo Renzi. Inutile ripiegare sui suoi supplenti, locatari, controfigure per rifare governi renziani senza lo showman. Sarebbe stato meglio ridare a lui la palla fino a scadenza «naturale», come vogliono ma non dicono i tre quarti del parlamento, per maturare la pensione o perché molti sanno che non saranno rieletti. Gli avete rotto il giocattolo della riforma, ma riprendetelo a servizio, risparmiamoci altre pagliacciate sul voto anticipato e sui governi-parodia. Avete presente che roba c'è in giro alle opposizioni al posto di Matteuccio? Su, non fate i gentiloni. Renzi è la gigantografia dell'italiano medio, come fu Berlusconi vent'anni fa. Del berlusconismo Renzi ha scaricato l'aggiornamento, è la nuova app. È piacione e spiritosone come sono o vorrebbero essere tutti gli italiani, sa intortare, è sveglio e furbo, sotto la mimica da giovanotto ebete ma brillante, mai profondo perché la profondità disturba la superficialità nazionale; arriva al dunque ma ti sa portare per le strade che dice lui, non è colto ma sente l'odore del prestigio e lo sa inscenare, non legge ma sa riassumere, non sa parlare altre lingue ma si butta e nel dubbio spara parole simili, si aiuta col braille toccando di continuo e con affetto l'interlocutore, ha dimestichezza con tutti, fa il confidenziale. E parla parla parla, e non sta mai fermo, perché come tutti gli italiani teme il silenzio e la quiete, che indicano riflessione, imbarazzo, umiltà, laboriosità, angosce. Tutte cose che non lo toccano. Sa vendere come i nostri più bravi piazzisti, sa parlare a tutti e a ciascuno, dando l'impressione che stia parlando solo a te, perché è un egocentrico e conosce i suoi affini. Fa un selfie permanente con ciascuno di noi. È Narciso come tanti italiani, si rispecchia nel video, si piace. Ha capito che se una cosa non la sai o non riesci a risolverla, meglio dire che hai capito e la stai risolvendo, perché molti ti credono per disperazione e qualcuno dirà non è vero ma almeno tira su il morale. Con gli immigrati è accogliente ma per tenere buoni gli italiani li assicura che tra breve li aiuteremo a casa loro e non verranno più. Un colpo al cerchio, uno alla botte e il terzo per far ridere. Anche se ora non vi piace sentirvelo dire, Renzi è quel che calza all'Italia, non risolve i problemi ma li allevia, li aggira, li sposta. È il tipico italiano vanterino, un po' spaccone ma simpaticone, anche se col referendum si era reso antipatico. Con l'Europa fa la voce grossa in casa sua ma poi s'acquatta quando è al loro cospetto. Lui fa il fiorentino a Firenze, il patriota in Italia, l'europeista in Europa, l'obamiano in America; ora si sarebbe dotato di ciuffo arancione per farsi trumpare. Fa il populista in mezzo al popolo e in tv, è uomo di palazzo quando è a Palazzo tra i potenti. È liberale coi liberali, è sinistreggiante coi sinistri, destreggiante coi destristi, grilleggia coi grillini, è democristiano nelle dosi consentite. Il tipico italiano-zelig, camaleontico e mimetico, in cui l'identità coincide con la mutazione. Si vanta di venire dalla Firenze di Dante, Michelangelo e dei Medici ma viene dalla Firenze di Pieraccioni, Benigni e Panariello. Non potremmo trovare un altro che sia più adatto in questo frangente a governare questo paese ingovernabile, a usare placebo quando sa che le cure sono costose, difficili, di arduo esito e di ardua somministrazione. Lui non ha messo in piedi un arcigno e autorevole governo ma una comitiva di ministri che per due terzi sono figuranti, sfiguranti, mezze figure e belle figurine. Ma nel modo di comunicare si sono renzizzati, matteizzano qua e là, avevano imparato a memoria il kit del venditore politico col sorriso, prodotto dalla ditta Matteo Comunication. Da italiano-tipo lui ama le passerelle, le vetrine, le ammuine, la ricreazione. Con tutti fa il ragazzo, parla da ragazzo, fa il pischello e aprì una pischelleria a Palazzo Chigi. E tanto più lo faceva quando voleva far sentire vecchio, cioè out, il competitore. Se qualcuno si lamenta che lui rappresenta la fine della politica e la continuazione dell'istrionismo con altri mezzi, di che si lamenta? Non è quello che volevano gli italiani, liberarsi dalla politica e distrarsi con la tv? Non volevano più le ideologie, il politichese, i tecnici al comando, preferiscono la gag, la battuta brillante, il gergo pop. Ragazzi qui, ragazzi là, ci chiamava il capo comitiva e noi ci sentivamo tornati a scuola, al bar, insomma tra amici. Scialla. Lui era sempre in tv a fare simulazione di governo, in video ha fatto miracoli perché era ovunque, la moltiplicazione dei Renzi. In un paese in cui l'oppositore principale è un comico e il massimo politologo è Crozza, che vi aspettate? Gli italiani non vogliono un rigoroso amministratore, un politico grande e serio, preferiscono un brillante prestigiatore. Non vogliono far diete, chiedono unguenti miracolosi. Non credono più a niente eccetto che a Babbonatale. Non vogliono qualcuno che dica loro amare verità, preferiscono chi racconta loro frizzanti bugie, perché gli italiani sono bambini e amano le favole, i film a lieto fine, gli asini che volano, la finta neve sul presepe e lo zucchero filato. 

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