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Charlie, scende in campo l'ospedale Bambino Gesù: pronti ad accoglierlo

Silvia Sfregola
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Donald Trump da una parte il Vaticano dall'altra. Due entità lontane nel pensiero ma per una volta unite nell'offire aiuto al piccolo Charlie Gard, il bambino britannico affetto da una rarissima malattia, la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale. Il piccolo di 10 mesi è al centro di una battaglia legale fra l'ospedale di Londra dove è ricoverato, i cui medici vorrebbero staccare la spina alle macchine che lo tengono in vita, ed i genitori. Dopo una serie di sentenze in suolo britannico, sempre favorevoli alla struttura ospedaliera anche la Corte Europea dei Diritti Umani lo scorso 26 giugno ha respinto il ricorso dei genitori Chris e Connie. Proprio nel momento in cui i medici hanno avuto il via libera per staccare la spina, con calma ed in accordo con i genitori, proprio un post straziante sui social dei coniugi Gard ha fatto partire in tutto il mondo la "battaglia di Charlie" con l'hashtag #charliesfight. Dopo l'appello di Papa Francesco, che tramite la sala stampa vaticana ha fatto sapere di seguire «con affetto e commozione» la vicenda auspicando che "non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo" è arrivata anche la disponibilità da parte del Bambino Gesù. "Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo. Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell'ospedale Bambino Gesù. Per questo motivo, ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale", ha dichiarato la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc. "Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci - ha aggiunto - siamo vicini nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere". Parole che, dall'altra parte dell'Oceano, sono fatte proprie anche dal presidente Usa, Donald Trump. "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gb e il Papa, noi saremmo felici di farlo", il suo tweet. If we can help little #CharlieGard, as per our friends in the U.K. and the Pope, we would be delighted to do so.— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 luglio 2017

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