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Così cambia il bollo auto: più il veicolo è vecchio più si paga

Il governo studia come rimodulare la tassa sui mezzi di trasporto. L'importo crescerà a seconda di anzianità ed emissioni inquinanti del veicolo

Filippo Caleri
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Agli automobilisti italiani sta per arrivare un'altra mazzata. Quelli di loro che hanno una macchina più vecchia, (non tanto, ma quanto basta per essere etichettata come Euro 3) si devono preparare a sborsare soldi. La scelta è cambiare la propria auto o sopportare una stretta del bollo. Una delle tasse più odiate dagli italiani, seconda forse solo a quella sulla casa, potrebbe infatti diventare variabile e più cara secondo la vecchiaia del veicolo. Tradotto: più si cammina su una quattro ruote datata e più si deve pagare. A ricordare quanto accadrà in un futuro, per ora incerto, visto che sembra difficile immaginare che l'esecutivo possa impostare nella legge di Bilancio per il 2018 una tale rivoluzione, è stato ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha detto che "nell'ambito della Strategia energetica nazionale il Bollo auto sarà rimodulato in rapporto a un rinnovamento del parco vetture che al momento vede una quota alta, al 44 per cento, di veicoli inquinanti euro 3". Questo esclude il ricorso alla rottamazione del parco veicoli che tanta fortuna, e bilanci d'oro, ha portato ai costruttori negli anni della sua applicazione. Già, per ora, di rottamare l'auto a spese dei contribuenti grazie ai lauti incentivi pagati dallo Stato non se ne parla. Lo stesso Calenda ha infatti definito quella della rottamazione "un'opzione costosissima". Al momento non ci sono indicazioni più dettagliate. Il ministero dello Sviluppo Economico contattato da Il Tempo ha spiegato che non ci sono ancora dossier e studi in proposito. E non immediatamente reperibili le ipotesi di lavoro sulla proposta targate Aci. L'unica cosa certa è che la direzione del nuovo bollo è tracciata. E non si tratta di una novità. Già nel 2006 l'allora ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, annunciò l'intenzione di portare nella Finanziaria la proposta di una norma per calcolare la tassa di possesso in base alle emissioni nocive delle auto e non più in base ai cavalli fiscali. A risentire maggiormente del calcolo in base al nuovo parametro di riferimento sarebbero state le autovetture vecchie con una potenza inquinante sino a 100 volte più alta rispetto a una moderna. L'idea non passò. Ma non c'è dubbio continua a essere scritta nei programmi politici dei governi occidentali. Così è anche in Gran Bretagna che, sebbene fuori dall'Europa, ha già avviato la rivoluzione sul bollo con l'introduzione dell'esenzione del bollo (Vehicle Excise Duty) solo per le auto a zero emissioni. La riforma prevede un'imposizione fiscale variabile a seconda della suddivisione dei veicoli secondo tre categorie inquinanti: Zero emission, standard e premium. Il nuovo metodo per il calcolo della tassa di circolazione sarà più complicato di quello in vigore dal 2001, che prevede un importo variabile secondo 13 fasce di emissioni. Se l'intento è nobile, e cioè salvare il pianeta dall'effetto serra, c'è anche un effetto sociale da non sottovalutare. La possibile introduzione di un sistema simile in Italia si trasformerebbe in una bastonata per i meno abbienti. Pagherà di più chi non può permettersi di comprare una nuova auto.

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