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"Noi, gli antesignani del cazzeggio"

Renzo Arbore

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Avrebbe dovuto chiamarsi «Musica e puttanate». Nell'estate 1970, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni erano scontenti e cercavano aria nuova. Si stava per chiudere l'era di «Bandiera Gialla» e di «Per voi giovani», ne stava per cominciare un'altra, altrettanto significativa. Nel luglio di quell'anno partì «Alto gradimento»,le, a cui, poco dopo, si aggiunsero Mario Marenco e Giorgio Bracardi, formando una squadra che tenne banco quotidianamente, per 12 anni, dai microfoni di RadioRai. Arbore, quale fu l'idea di partenza? «Andare controcorrente. Visto che erano anni impegnatissimi e le trasmissioni dovevano essere impegnate se no non le volevano manco in Rai, con l'improntitudine di Boncompagni e la mia timidezza, proponemmo altro». Come avvenne l'incontro con Bracardi e Marenco? «Bracardi era già nel giro da molti anni come musicista. Marenco è nato a Foggia, come me. Ma ci perdemmo di vista. Ci incontrammo a Roma dopo tanti anni e scoprimmo di essere fidanzati con la stessa ragazza. In realtà era più amico di Boncompagni».   Se dovesse indicare uno specifico tecnico-artistico di «Alto gradimento»? «L'improvvisazione e l'equivoco che c'era dietro l'improvvisazione. A noi piaceva rifare in radio i versi, le gag, i tormentoni, gli scherzi che facevamo nella vita privata. L'improvvisazione è stata adottata poi anche nelle altre nostre malefatte e soprattutto dai nostri discepoli, da Benigni a Fiorello. Prima la tecnica dell'improvvisazione non c'era. Alla radio veniva consegnato un testo al capostruttura che lo approvava e lo firmava, così si andava in onda».   Personaggi di successo come Scarpantibus, Sgarambona, Max Vinella e altre dozzine di personaggi, come nascevano? «Dalla straripante fantasia e inventiva di Bracardi e Marenco, a cui noi aggiungevamo un po' di talento. I personaggi venivano testati nelle nostre feste».   Anche l'utilizzo della voce dei politici in un programma fu una primogenitura? «Sì. Ma dovevamo chiedere il permesso. Mi armai di registratore portatile e andai a chiedere il permesso, professandomi ogni volta di quel partito. Praticamente un guitto». Risultato? «Da Almirante mi presentai in doppiopetto, perché lui era il lepade del cosiddetto fascismo in doppiopetto. Da Covelli, segretario del partito Monarchico, indossai una cravatta blu Savoia, da Pajetta andai con il fazzoletto rosso al collo». Perché proprio lei e non Boncompagni? «Perché era uno sfaticato. Ma Fanfani - da aretino ad aretino - telefonò a Boncompagni». «Alto gradimento» ha aperto la strada del cazzeggio radiofonico?  «Si, la parola non è sostituibile. Accendevi la radio e sentivi subito un clima di euforia, di baldoria. Oggi, in tutte le emittenti, ci sono due che cazzeggiano».  

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