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Chapeau per Giachetti che rinuncia al "paracadute"

Roberto Giachetti (LaPresse)

Carlantonio Solimene
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Roberto Giachetti non è un deputato qualsiasi. Negli scorsi anni, per protestare contro il Porcellum - ben prima che la Consulta dichiarasse incostituzionale quella legge - costrinse il suo corpo a lunghi scioperi della fame mettendo a rischio la sua salute. All'inizio della legislatura propose il ritorno al Mattarellum, l'unica legge che crea un vero rapporto tra l'elettorato e l'eletto, e fu subissato dalle critiche di una fetta consistente del suo stesso partito. La medesima che poi se ne sarebbe andata dal Pd e avrebbe reclamato il ritorno al Mattarellum. Non a caso Roberto - che ha il pregio della schiettezza - in un'ormai storica assemblea accusò quelli della minoranza di avere "la faccia come il c...". Il "Rosatellum bis" non era certamente la legge elettorale dei suoi sogni. Ma l'ha votata anche perché rappresentava un passo in avanti rispetto ai sistemi passati e a quelli "superstiti" dopo i vari interventi della Corte Costituzionale. Negli ultimi giorni circolavano diverse ipotesi sulla sua candidatura. Sarebbe stato schierato certamente in un collegio uninominale e, per garantire il suo ritorno in Parlamento, il suo nome sarebbe comparso anche in diversi listini proporzionali. Il cosiddetto "paracadute" che i big di tutti i partiti - compresi quelli del MoVimento 5 Stelle - si stanno assicurando per non restare fuori dal Palazzo al di là dei propri consensi personali. Era una circostanza, questa, che un po' strideva con la storia di Giachetti. E infatti lui non la ha accettata. Alcune ore fa ha pubblicato su Facebook la lettera che ha inviato al segretario del Pd Matteo Renzi, nella quale comunica la sua rinuncia alla candidatura nei listini proporzionali. "In tutti i prospetti che girano sulle candidature - ha scritto - c'è una casella sul proporzionale con un nome certo: Giachetti. Sarei ipocrita se ti dicessi che la cosa non mi faccia piacere: penso che, in qualche modo, sia il riconoscimento di un impegno nel partito, e più in generale in politica, che mai mi era stato riconosciuto in passato". Però "quella casella (il paracadute) mi sta troppo stretta. Non corrisponde alla mia storia, alla mia cultura, al mio sentire". "A guardare i risultati delle precedenti elezioni - conclude Giachetti - non ho molte chances. Il collegio 10 è di quelli persi. Ma io ci credo. Io amo la politica. È la mia vita. E so che questo amore e questa passione possono fare la differenza". Sono parole alle quali non è necessario aggiungere molto altro. C'è chi, come Emma Bonino, ha brandito la sua storia per reclamare qualcosa alla quale non aveva diritto (la possibilità di non raccogliere firme per la sua lista). C'è chi - come Giachetti, figlio della stessa tradizione della Bonino, i Radicali - pur di rispettare la sua storia rinuncia a qualcosa che gli era stato garantito ma che reputava ingiusto. Qualche buon esempio in politica, nonostante tutto, resiste.

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