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"Richie Cunningham" è il nuovo brano di Daniele Cobianchi

Milano, 24 mag. (askanews) - "Richie Cunningham" è il nuovo brano di Daniele Cobianchi che anticipa il suo omonimo progetto discografico, in uscita il 21 giugno (distribuzione Artist First/Etichetta DCAA).

"Richie Cunningham", scritto dallo stesso Cobianchi e prodotto da Alberto Bianco, è disponibile al seguente link: https://lnk.to/RichieCunningham.

In edizione limitata è disponibile, sempre da oggi, un 45 giri in cui il lato A è "Richie Cunningham" e il lato B è l'inedito "Non hai perso mai".

Il brano - che arriva dopo il concept album "Ciclista amatoriale" uscito nel maggio del 2023 - fa riferimento al personaggio protagonista della serie cult "Happy Days", interpretato dal regista e sceneggiatore premio Oscar Ron Howard allora ventenne, e nasce dalla voglia di diffondere un vero e proprio manifesto generazionale.

In una società dove le dinamiche dei media sono sempre più interconnesse alle identità generazionali (come dimostra il cosiddetto "approccio generazionale" entrato recentemente di prepotenza nel panorama degli studi sui mezzi di comunicazione), etichette come Boomer, Millennial, Generazione X, Y, Z si moltiplicano, definite sempre più anche dal grado di digitalizzazione, e sembrano disegnare un quadro in cui il gap generazionale è sempre più marcato e dove il tratto comune è che ognuno è infelice a modo suo.

La sitcom "Happy Days", che quest'anno celebra i 50 anni dalla prima puntata andata in onda negli Stati Uniti nel 1974, narra le vicende di una famiglia borghese americana degli anni '50 e '60 e il protagonista è proprio Richie, il classico bravo ragazzo, il cui contraltare è l'amico, apparentemente, più ribelle e smaliziato Fonzie.

"Richie Cunningham" - commenta Daniele Cobianchi - non racconta la bellezza dei tempi andati in chiave nostalgica, ma sottolinea quella felicità semplice e condivisa che, anche in anni difficili come la fine dei '70, tutti o quasi tutti riuscivano ad afferrare. "Gli anni di Happy Days e di Ralph Malph", direbbe Max Pezzali, anni nei quali i modelli di riferimento erano più accessibili e veri, e l'America sapeva ancora far sognare".

Il brano, attraverso il suo sound pop coinvolgente racconta perché "ero anch'io Richie Cunningham" e con le parole di questo ritornello diventa un inno capace di rieditare un concetto di felicità che sembra sfumato e inafferrabile nell'era digitale, in cui spesso impera la necessità dell'approvazione degli altri, l'individualismo, l'ostentazione e il diktat di non essere invisibili.

Quanti like avrebbe avuto Richie Cunningham? E, più in generale, esiste un modo per essere rilevanti nell'oggi senza doversi piegare alla velocità che non vuole lentezza e alla superficialità che impedisce la profondità?

Secondo Cobianchi certamente sì ma è fondamentale trovare il modo di far comunicare il mondo di oggi - che sembra rifiutare ciò che era rilevante ieri - con quello di ieri che invece si barrica in una inutile zona di conforto nostalgica svilendo il nuovo che invece andrebbe abbracciato.

Questo brano riposiziona la felicità al posto in cui dovrebbe stare anche oggi, è cioè nell'essere, e nell'essere insieme.

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