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Cgil e Uil in piazza, Bombardieri: "C'è un paese reale che soffre"

Roma, 20 apr. (askanews) - "Per dimostrare che c'è un paese reale che soffre": così Pierpaolo Bombardieri in piazza a Roma alla manifestazione di Cgil e Uil.

"C'è un paese che ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese, a fruire dei servizi sanitari, a vivere una vita normale, dignitosa. Sei milioni di poveri, cinque milioni con il contratto scaduto, hanno bisogno di risposte sulla dignità del lavoro, sulla sanità, sulla sicurezza. Ci sono persone che pagano sempre le tasse e qualcuno che non le paga mai, e il governo fa finta di non vedere. Il paese reale, quello che vive tutti i giorni una vita normale, non quella dei talk show" ha detto Bombardieri.

Dopo gli scioperi di novembre e dicembre scorsi contro la manovra economica e quello dell'11 aprile per sollecitare misure più incisive per arginare le morti sul lavoro, oggi le due confederazioni sfileranno in corteo, a Roma, su salute e sicurezza, diritto alla cura e sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari.

La manifestazione nazionale, il cui slogan è "Adesso basta!", si concluderà in piazzale Ostiense con i comizi dei leader delle due organizzazioni, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. Non si allenta, dunque, la pressione dei due sindacati sul Governo Meloni. Una mobilitazione che, hanno annunciato lunedì scorso in conferenza stampa i due segretari generali, non si arresterà e che, anzi, proseguirà nelle prossime settimane fino al raggiungimento degli obiettivi.

Ancora una volta la Cisl non ci sarà. La confederazione guidata da Luigi Sbarra ha da tempo scelto un'altra strategia: restare inchiodata ai tavoli di confronto; proseguire la mobilitazione con le proprie modalità nei luoghi di lavoro e nei territori; proporre un patto tra istituzioni, politica e parti sociali; valorizzare l'accoglimento da parte di Palazzo Chigi di alcune delle proposte contenute nelle piattaforme unitarie, continuando allo stesso tempo a incalzare il Governo. Secondo Cgil e Uil, invece, le scelte dell'esecutivo non vanno nella direzione delle richieste unitarie. Pertanto, la protesta non si fermerà.

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