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Sinner vince gli Australian Open. E l'Italia gonfia il petto d'orgoglio

Luca De Lellis
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Bando alle statistiche, sin troppo inflazionate negli ultimi giorni. Perché qui è una questione di cuore, riguarda la valenza di Jannik Sinner nell’immaginario collettivo di tutto il popolo italiano: in Italia come all’estero, basti osservare il fenomeno dei Carota Boys, divenuti ormai famosi in tutto il globo per il loro particolare modo di seguire i tornei dell’altoatesino con grande trasporto. Era solo questione di tempo, ma ora possiamo urlarlo. Il nuovo vincitore degli Australian Open è un italiano, l’italiano del momento: si chiama Jannik Sinner e viene da un comune di meno di 4.000 abitanti immerso nella bellezza travolgente delle Dolomiti, San Candido. L’eroica vittoria al quinto e decisivo set sul povero Daniil Medvedev - finito ancora nell’incubo di un dejà vu della finale 2022 persa sempre partendo da un vantaggio di due set contro Rafael Nadal – non farà altro che incrementare la popolarità ormai dilagante del ragazzo educato e composto dai capelli rossi.

 

 

Lo troviamo sulla bocca di tutti: pubblicità, politici, allenatori di calcio. Perché tutti sognano di essere come lui: sereno, sorridente e vincente. È la sua prima gioia in un torneo del Grande Slam, e l’impressione è che non sarà l’ultima. I suoi coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill hanno forgiato e ora si godono un patrimonio enorme. Sinner ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale. Quarantotto anni dopo Adriano Panatta, Sinner è per terra, steso ed esausto dopo aver scagliato l’ultimo di una serie pressoché infinita di bolidi lungolinea di diritto che hanno costellato le sue 2 settimane australiane. Sono passate 3 ore e 43 minuti dal primo punto del match della finale della Rod Laver Arena di Melbourne, e la prima ora e mezzo non è che sia stata proprio una passeggiata di salute. Anzi, tutt’altro. Una sofferenza incredibile, per lui e per noi che guardavamo dalla televisione quello che succedeva dall’altra parte del pianeta. Medvedev – che nelle dichiarazioni durante la premiazione si è complimentato con grande sportività con Sinner riconoscendo la sua Grandezza – ha dominato per due set, concedendo solo le briciole all’altoatesino. Un doppio 6-3 emblematico non solo nel punteggio, ma nell’incapacità di Sinner di trovare delle soluzioni per contrastare il dominante rovescio del russo.

 

 

Situazione ardua da sopportare per chi durante le 7 partite aveva concesso la miseria di un set nella semifinale perfetta con Djokovic. E poi il servizio era un disastro, il braccio e le gambe erano contratte per l’emozione della prima finale Slam, e le prime entravano con il contagocce. Solo un miracolo avrebbe potuto cambiare l’inerzia scritta del match: e Sinner l’ha compiuto. Rimonta chirurgica, punto dopo punto, con grinta e positività: 6-4, 6-4, 6-3 e Australian Open in bacheca. Si parlerà per decenni di questo giorno, e l’obiettivo per noi sarà non abituarsi mai alla straordinarietà di questo ragazzo, perché continuerà a vincere, non v’è dubbio. Sinner è diventato l’icona più celebrata dall’intero Stivale, sì, ma anche globale. Perché ognuno di noi, in Italia e nel mondo, riflette in lui la parte migliore di se stesso. Quella che accetta e al contempo si ribella alle difficoltà, che si mostra resiliente proprio grazie alle sconfitte e che, dopo aver oltrepassato le turbolenze della sofferenza, ce la fa. Nel tennis come nella vita.

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