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Lazio-Roma, il derby della paura finisce senza reti

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Luca De Lellis
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Questo come ogni derby capitolino che si rispetti, specie da quando in panchina siedono due personaggi come Maurizio Sarri e Josè Mourinho, era cominciato già da giorni. Gli animi tra l’allenatore biancoceleste e lo Special One si erano già surriscaldati nelle dichiarazioni dell’infrasettimanale europeo. Il campo ha solo ribadito ciò che già si percepiva. Contrasti, cartellini a profusione, scintille tra le due panchine condiscono l’intero match. Le gambe contratte la fanno da padrone, mentre di qualità ve n'è traccia solo a intermittenza. Alla fine emerge l’unico esito congruo con le premesse: uno 0-0 che non scontenta nessuno, ma nemmeno consente un salto di qualità in classifica. Le due romane rimangono attardate rispetto alla zona Champions, nonostante il passo falso di Napoli e Atalanta.

L’approccio più promettente è di marca giallorossa. La Lazio soffre oltre misura la pressione degli esterni romanisti, specie dalla parte di Spinazzola. Al 12’ la Curva Sud ruggisce per il gol di Cristante, che però non ha fatto in tempo a rientrare dal fuorigioco sulla respinta di Provedel al mancino centrale e potente di Karsdorp. Lo stesso laterale olandese è il più pericoloso dei suoi, e si ripete qualche istante più tardi quando chiude l’azione con un esterno destro che sibila il palo alla sinistra di Provedel. Dybala e Lukaku braccati bene dalla morsa difensiva laziale: non incidono. Intanto viene fuori la Lazio, che nella mezz’ora successiva pur non entusiasmando si procura le occasioni più ghiotte: il fil rouge è sempre Luis Alberto, catalizzatore di tutti i palloni importanti nella trequarti avversaria. L’allarme per la Roma suona al 25’, quando la Dea bendata non aiuta la pennellata dal limite del numero 10, che si infrange sul palo. Pochi minuti dopo è Rui Patricio a spegnere i sogni di gloria del grande ex Romagnoli, superandosi su un colpo di testa a botta sicura. La Lazio crea, ma la terza chance non è ancora quella giusta: il solito Luis Alberto spara alle stelle un rigore in movimento offerto da Guendouzi.

Nella ripresa i ritmi si abbassano a dismisura. La gara è costellata di pause ed errori tecnici anche piuttosto lampanti. Per oltre 20’ le emozioni latitano, se non fosse per il contorno: entrambe le tifoserie incendiano l’atmosfera dell’Olimpico senza soluzione di continuità. Succede poco o nulla, con le rispettive fasi difensive che sovrastano i vari Immobile, Felipe Anderson, Lukaku. Il solo Dybala prova a inventare qualcosa, ma Bove manca il controllo facendosi anticipare in extremis da un provvidenziale Lazzari. Vecino, appena subentrato a Cataldi per dare più fisicità alla mediana laziale, effettua il primo tiro in porta dei suoi nel secondo tempo. Rui Patricio si allunga senza problemi e disinnesca il suo destro, mentre l'uruguaiano deve alzare bandiera bianca per un problema al flessore.

Mourinho cambia solo a 10' dal termine, preferendo Azmoun a Belotti, e prova con la mossa a sorpresa sostituendo un Dybala ancora sottotono al suo secondo derby capitolino. Ma nel finale è più la Lazio ad affacciarsi nella metà campo avversaria, pur non creando alcunché di concreto. Il pareggio a reti bianche certifica l’indole che ha caratterizzato tutto l'incontro. Chiude il derby il consueto diverbio tra Immobile e la difesa avversaria. E l’abbraccio sorridente tra Sarri e Mourinho: forse entrambi soddisfatti, pur essendosi fatti male più a parole che nei fatti. 

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