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Wimbledon, Djokovic manda in frantumi i sogni di Sinner: semifinale senza storia

Luca De Lellis
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Come Muhammad Alì, il Barcellona di Guardiola, Michael Phelps nelle piscine olimpioniche e il Valentino Rossi dei primi anni duemila. Quando ti tocca affrontarli puoi solo sperare in una loro “giornata no”, altrimenti hai la netta sensazione di non poterli battere. In questa lista possono figurare solo pochi eletti della storia dello sport. E, tra questi, c'è anche l’ineffabile Novak Djokovic, che rimane ancora imbattuto sul centrale di Wimbledon – l’ultima sconfitta risale al 2013 - e vola spedito verso l’ottavo titolo sull’erba londinese che lo porterebbe in cima, appaiato a sua maestà Roger Federer. Si arresta solo sotto lo scalpo del più forte di tutti lo splendido cammino del nostro Jannik Sinner, alla sua prima semifinale di uno Slam. 6-3, 6-4, 7-6 in due ore e 47 minuti di gioco, con tanti rimpianti che vedendo il bicchiere mezzo pieno certificano lo status del numero uno d’Italia. Ora Djokovic incontrerà in finale il vincente dell’altra semifinale tra Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev.

Se è nei momenti di non ritorno che si capisce la statura di un giocatore, il tennista serbo non ha eguali, mentre l’altoatesino ha ancora parecchio da imparare. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti: 23 contro 0 Slam conquistati e 36 anni contro 21 significheranno pur qualcosa in termini di capacità di assorbire la tensione e le circostanze esterne del momento per trasformarle in linfa vitale. Sinner ha avuto due set point sul servizio di Djokovic sul 5-4 nel terzo set, che intanto si era innervosito con il pubblico per un brusio di troppo dopo una prima sbagliata. Il numero 2 del mondo ha preso tempo, e non ha tremato, annullandoli entrambi. E così è successo anche nelle altre 4 palle break che l’italiano ha ottenuto nei primi due parziali. In un equilibrio sostanziale del match, tra bordate, un ritmo infernale da fondo campo e colpi di grande maestria a rete per entrambi, i punti decisivi sono quelli che hanno solcato il gap tra i due. Come il doppio fallo con qui Sinner ha restituito il minibreak nel tiebreak decisivo: un errore madornale, pagato a caro prezzo. Djokovic ha massimizzato il profitto in tutte le sue chance, e il risultato finale è la conseguenza inevitabile di quanto accaduto.

Stilare il conto dei record di Djokovic è prova ardua, ma bisogna almeno citare la nona finale a Wimbledon e la 35esima in uno Slam. Applaudire il torneo di Sinner è doveroso, e in Italia non dovremmo abituarci a qualcosa di straordinario come una semifinale a Wimbledon che abbiamo sognato per tanti anni. Ma di più bisogna issare Djokovic nell’Olimpo delle leggende non solo del tennis, ma dello sport in generale. E lui, a differenza dei nomi individuati all’inizio, è ancora più imbattibile nella testa che nella tecnica.

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