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Qatar 2022, il discorso di Infantino (Fifa): "Mi sento gay e..." Terremoto Mondiale

Luca De Lellis
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Finita la conferenza stampa del presidente della Fifa Gianni Infantino, provocatoria e caratterizzata da una buona dose di veleno, si è preso la scena il capo ufficio stampa della massima organizzazione calcistica. “Sono seduto qui, in una posizione privilegiata, su un palcoscenico globale, come uomo gay qui in Qatar. Abbiamo ricevuto rassicurazioni che tutti saranno i benvenuti in questa Coppa del Mondo”, sono le parole scelte oculatamente da Bryan Swanson per fare coming out. Avrebbe potuto dichiararsi tempo fa, premesso che spoilerare il proprio orientamento sessuale è un diritto, non un dovere. Perché allora ha deciso di uscire allo scoperto proprio alla vigilia del Mondiale in Qatar? Semplice, per arginare le polemiche sui diritti civili che accompagnano ormai da tempo la designazione del Paese arabo. Specie perché l’omosessualità lì è considerata un reato punibile con la reclusione in carcere.

Anche le parole di Infantino non sono state meno esplosive. In particolare il numero uno della Fifa - svizzero di origini italiane - ha criticato l’ipocrisia che si celerebbe dietro il polverone sollevato in queste settimane sullo sfruttamento dei lavoratori migranti e non solo: “Se facciamo due passi indietro, il Qatar offre possibilità a centinaia di migliaia di immigrati e lo fa in maniera legale. Noi in Europa chiudiamo le frontiere, creiamo stranieri illegali: per cercare di venire in Europa sono morte 26 mila persone. L'Europa dovrebbe fare come il Qatar, creare condizioni legali per i lavoratori stranieri”. Quindi, ha proseguito, “oggi ho belle sensazioni. Mi sento qatariota, africano, arabo, migrante, gay. Sono un figlio di lavoratori migranti. I miei genitori hanno lavorato molto duramente e in difficili condizioni. Ricordo come gli immigrati venivano trattati alle frontiere, quando volevano le cure mediche. Quando sono diventato presidente della Fifa, ho voluto vedere qui le sistemazioni dei lavoratori stranieri e sono tornato alla mia infanzia. Ma come la Svizzera a poco a poco è diventata un esempio di integrazione, così sarà per il Qatar”.

In sintesi, ciò che emerge dalle parole di Infantino è che l’Europa dovrebbe prendere spunto dal Qatar in termini di inclusione e accoglienza dei migranti. E poco importa se un’inchiesta del febbraio 2021 pubblicata dal “Guardian” parlava di 6.500 lavoratori stranieri morti a causa delle condizioni estreme nelle quali dovevano operare per costruire gli stadi. Magari la premier Giorgia Meloni e l’intera Ue prenderanno spunto proprio da questo modello, grazie alle sue delucidazioni. 

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