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Caso Schwazer, il perito di World Athletics smonta il complotto: "Dna non anomalo"

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La battaglia legale al tribunale di Bolzano va avanti da quattro anni. La positività al testosterone che ha stroncato la carriera di Alex Schwazer  è il risultato di un complotto o la ricaduta nel doping di un campione fragile? Secondo il colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma e perito incaricato dal Gip Walter Pelino, la concentrazione del Dna riscontrata nelle urine del marciatore non sarebbe fisiologica. Conclusione che porterebbe all'ipotesi di una possibile  manomissione del campione di urine del controllo antidoping dell'1 gennaio del 2016 nella sua abitazione di Calice di Racines. Molto diverse le conclusioni di World Athletics, la nuova denominazione della IAAF, la federazione internazionale di atletica leggera, che ha scelto come perito di parte il professor Emiliano Giardina. Il genetista dell’Università di Roma Tor Vergata ha parlato con il sito specializzato LaMarcia.com e ha ripercorso le evidenze riscontrate nel suo lavoro.   

"La quantità di DNA nelle urine di Alex Schwazer non è così alta da essere considerata anormale. Basta ricordare che nell’urina di uno dei soggetti usati per i test di comparazione del RIS è stata trovata una concentrazione di DNA di 8500 pg/ul (picogrammi/microlitro)”, dichiara Giardina che spiega: "Il DNA nelle urine umane deriva dalla presenza di residui di emazie, cellule epiteliali ecc. La quantità è variabile nel singolo individuo e tra gli individui. Non necessariamente è sintomo di patologie. È possibile anche la presenza di residui di liquido seminale. In ogni caso la quantità di materiale genetico nelle urine non è un parametro molto studiato… un motivo ci sarà”. In sintesi, nella concentrazione di DNA nelle urine di Schwazer secondo Giardina non ci sarebbe "assolutamente nulla di non fisiologico”. 

L'alta concentrazione potrebbe essere spiegata dall'allenamento di 40 chilometri svolto da Schwazer prima del test a sorpresa. “È una delle possibilità", dice il perito di World Athletics che ribadisce: "La sperimentazione condotta dimostra che la quantità di DNA nelle urine di Alex Schwazer è assolutamente riscontrabile nella popolazione umana sana.”

Secondo Giardina non ci sono elementi che fanno pensare a una manomissione del campione: "Nei processi di solito si cerca la presenza di DNA di uno o più soggetti, non la quantità. L’urina contenuta nel campione B analizzata dal Colonnello Lago si trovava nel medesimo contenitore che è stato chiuso in presenza dell’atleta o dei suoi consulenti. All’interno di questa urina, con il rispetto del contraddittorio, è stata trovata una sostanza dopante e un unico DNA: quello di Alex Schwazer - dice ancora il genetista - La sperimentazione del Col. Lago, che ribadisco è stata condotta con rigore scientifico e professionalità, dimostra che la quantità di DNA rilevata nell’urina di Alex Schwazer poteva essere superiore al momento del prelievo, ma che debba ritenersi un valore riscontrabile nella popolazione umana”. Ora la palla è nelle mani del pm Bramante che dovrà chiedere di aprire un processo o proporre l'archiviazione. 

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