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Daspo più duro e partite a rischio sospensione

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Peri cori razzisti intonati da alcuni tifosi (per ora le forze dell'ordine ne hanno individuati sei, tra cui l'assessore leghista del comune di Corbetta dimessosi dall'incarico) la Pro Patria dovrà disputare la prossima partita casalinga a porte chiuse, ma il Viminale e la Federcalcio vogliono andare oltre la sanzione per trovare una soluzione radicale al problema. Per questo nel corso del vertice durato un'ora e mezzo – al quale hanno partecipato il capo della Polizia Antonio Manganelli, il presidente dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive Pasquale Ciullo e il vicepresidente operativo Roberto Massucci, i vicepresidenti della Federcalcio Demetrio Albertini e Mario Macalli e il direttore generale Antonello Valentini – il presidente federale Giancarlo Abete si è mostrato favorevole all'inasprimento del Daspo (oggi la durata massima della sanzione è fissata in cinque anni) e se necessario «alla sospensione temporanea o in extrema ratio definitiva della partita», perché «la posta in gioco è troppo alta per non agire con fermezza: il problema non sono i calendari o i possibili recuperi delle gare, ma l'allontanamento dei razzisti dagli stadi». Abete è stato chiaro, Manganelli ha condiviso. «L'incontro è stato molto positivo – ha spiegato il presidente della Federcalcio – abbiamo confermato la strettissima collaborazione contro il razzismo. La Federazione ha espresso piena condivisione per il gesto di Boateng e per la scelta di abbandonare il campo presa dal Milan: non era tollerabile accettare un simile comportamento razzista da parte di alcuni tifosi in parte già identificati. Ora per contrastare il fenomeno dobbiamo fare squadra e, qualora si ripetano atteggiamenti del genere, agire con rigore secondo le norme previste».

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