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«Sorpresi da crollo gomme, ma siamo lì»

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Eviene da dire: era ora. Mai successo è stato più annunciato e atteso. A lungo, troppo a lungo considerando il potenziale della vettura e questo talento. Il pilota della McLaren ha centrato la diciottesima vittoria in carriera e conquistato la vetta della classifica piloti, a modo suo. Giri veloci, sorpassi, svarioni in entrambi i pit stop e, soprattutto, una rimonta storica a venti tornate dal termine a suon di «fatest lap», giri da qualifica. È totale la simbiosi con il circuito dalle staccate violente, su cui ha vinto la sua prima corsa. La Ferrari si è suicidata per un peccato di gola: addentare il gradino più alto del podio. Così ha cambiato strategia a venti tornate dal termine non richiamando Alonso per la seconda sosta. Era chiaro che fermandosi dopo Hamilton, sia il ferrarista sia Vettel (che ne copiava la tattica), sarebbero finiti dietro e quindi è vero che qualcosa si doveva pur tentare, ma pensare di arrivare in fondo con una sola fermata era davvero troppo rischioso perché il primo pit stop era avvenuto intorno al 18° giro (su 70 tornate) e perché si sa che il degrado delle Pirelli non è graduale, ma è un crollo verticale che non lascia speranze. Anche Grosjean, secondo, e Perez, terzo, pur rientrando ai box una sola volta (ma le temperature delle loro gomme sono rimaste costanti), hanno superato Alonso. Lo spagnolo, negli ultimi giri, ha perso circa 30 secondi subendo i sorpassi di Hamilton, Grosjean e Perez (il messicano, da 15° a 3°, questa volta supera il ferrarista) appunto, e perfino Vettel che in extremis (64° giro) si è ravveduto e ha cambiato le gomme chiudendo quarto. Insomma, quando c'è la F2012, viene meno la squadra. E Stefano Domenicali recita il mea culpa: «Non siamo contenti, chiaro. Abbiamo provato a vincere e purtroppo non è andata bene. Può capitare. Oggi è andata così, però siamo felici per il miglioramento della vettura e da qui ripartiamo». Su Massa, decimo, poco da dire: parte all'arrembaggio, sembra di nuovo grintoso e invece va subito in testacoda solitario spiattellando le gomme e compromettendo la corsa. Al via fila tutto liscio, i primi tre fanno gara a sé, Vettel (mai incisivo) si ferma per primo, seguito da Hamilton che però, grazie a un giro in più, gli salta davanti. Alonso è primo anche dopo la fermata, ma non può resistere al sorpasso dell'inglese della McLaren con gomme già calde. Si scatena, Lewis: sembra dover lottare per la pole position e si crea un piccolo margine, ma non è quello a regalargli la vittoria finale. È la buona macchina e l'harakiri Ferrari. Solo lui, tra i primi tre, fa il secondo pit stop, perde terreno e gli viene il dubbio di aver sbagliato quando capisce che gli altri, a sorpresa, sono rimasti in pista. Ma, stavolta, la McLaren ha indovinato la strategia. Hamilton recupera decine di secondi e infila Vettel e Alonso senza fatica. Montreal di passione invece per il compagno di scuderia Button ( tra pit stop e assenza di grip finisce nel dimenticatoio e pure doppiato) e per Schumacher vittima di un guasto tecnico inedito: l'alettone posteriore si blocca aperto dopo l'utilizzo del DRS e neppure con metodi primitivi (pugni sull'ala) i meccanici riescono a chiuderlo. Alta tecnologia! Deve ritirarsi e magari farsi benedire.

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