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Progetto da rilanciare con un tecnico all'altezza

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L'altrasera Lotito aveva lasciato uno spiraglio, aveva invitato Reja a ripensarci, a non mollare ma le parole del tecnico non lasciano più spazio a nuovi ribaltoni nonostante in passato abbia fatto spesso retromarcia. Il ciclo si è chiuso, il tecnico sceglie Gorizia per ora e poi aspetterà una chiamata di un'altra squadra italiana oppure estera. È il momento dei ringraziamenti per un allenatore che, a livello di risultati, ha portato per due anni di seguito la Lazio in Europa League e prima aveva operato il suo vero miracolo salvando una truppa sgangherata che stava scivolando in B. Ora c'è da sciogliere un nodo vitale, bisogna trovare un sostituto degno, un tecnico in grado di far ripartire un progetto credibile. Da ieri sera i telefoni di Lotito e Tare hanno cominciato a bollire tra consiglieri, procuratori e anche qualche allenatore che si propone per la panchina biancoceleste. Il presidente in questi casi ama ascoltare tutti per poi prendere una decisione. La giusta riflessione è necessaria senza però trascinare alle lunghe la telenovela su chi siederà il prossimo anno sulla panchina della Lazio. Si deve evitare il bis di tre anni fa quando, dopo stucchevoli incontri notturni e un ritardo cosmico, si partorì la scellerata scelta di Ballardini. «C'è tempo, a Formello fino ai primi di luglio ci sono solo le pecore», tuonava a ripetizione il numero uno biancoceleste. Ma proprio quella pausa si riflessione troppo lunga determinò la peggiore stagione dell'era Lotito. I nomi in ballo sono tanti, i giovani Zola e Di Matteo, i cinquantenni Gasperini e Mazzarri. O magari la sorpresa Simone Inzaghi che sta facendo benissimo con gli allievi, oppure il ritorno di Zeman. Il futuro è adesso.

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