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«Per noi sono 30»

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La festa juventina diventa il riscatto degli scudetti tolti per Calciopoli Del Piero: rivincita dopo il 2006. Marotta: ora vogliamo la terza stella

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Seianni dopo Calciopoli, i due titoli cancellati, la fuga dei campioni e l'onta della serie B, la Juventus torna regina d'Italia. E lo fa con merito e sudore dopo un campionato fantastico, condotto a cento all'ora dalla prima alla 37ª giornata, con 22 vittorie, 15 pareggi e nessuna, ma proprio nessuna sconfitta, come il Milan di Capello nel 1991/92. L'abbraccio di Antonio Conte e Giuseppe Marotta al fischio finale dell'arbitro Orsato è l'abbraccio dell'Italia bianconera, l'invasione di campo dei 20 mila tifosi accorsi a Trieste per supportare la squadra nella sfida decisiva contro il Cagliari e le migliaia di persone scese nelle strade e nelle piazze di Torino fotografano appieno l'incontenibile gioia del popolo juventino, un popolo ancora ferito per quanto accaduto nel 2006 e orgoglioso di festeggiare lo scudetto numero 28 con bandiere e striscioni inneggianti al 30° tricolore. I tifosi, però, ragionano con il cuore, magari dimenticando, nell'esaltazione per una festa meritata, quanto accaduto sei anni fa e deciso dalla giustizia sportiva. I titoli vinti dalla Juventus sono 28, ma nel giorno del trionfo tutti, proprio tutti sembrano dimenticarlo. «È lo scudetto numero 30 – ha esultato il direttore generale bianconero Giuseppe Marotta sul campo di Trieste – lo abbiamo scritto anche sull'etichetta delle bottiglie. La terza stella? Una polemica che non abbiamo voluto scaramanticamente affrontare, da domani potremo tranquillamente pensarci». Ignoranza, mancanza di rispetto o cosa? Eppure il rispetto delle regole è principio essenziale di uno stato fondato sul diritto. La Juventus lo dimentica proprio nel giorno più bello, il giorno della festa meritata, il giorno che – come giustamente sottolineato da Marotta – «premia il difficile lavoro della nostra società e del presidente Agnelli, il lavoro quotidiano dei dirigenti, da Fabio Paratici a Pavel Nedved. Ma soprattutto il fantastico lavoro svolto da Conte, il nostro valore aggiunto: Antonio ha saputo trascinare la squadra, ci ha trasmesso una mentalità diversa». E proprio Conte, arma segreta della formula vincente bianconera, è l'unico ad analizzare con lucidità ragioni e segreti del tricolore: «Scudetto numero 30? Per me è il numero uno – ha esultato con intelligenza il tecnico juventino – il primo titolo che vinco da allenatore. Bello, anzi fantastico, sensazioni incredibili. Stasera abbiamo coronato un'annata straordinaria, diventata ora super straordinaria. Merito dei miei ragazzi e merito dei tifosi». Conte rende onore al Milan, «un avversario fortissimo», e poi rivela il momento della svolta: «Quando siamo arrivati a un solo punto dai rossoneri (in realtà erano due, ndr), ho intuito che avevamo tanto birra in corpo, mentre il Milan stentava. Il passo falso contro il Lecce ci ha messo un po' d'apprensione, ma abbiamo vinto con merito e non dobbiamo dire grazie a nessuno, perché siamo imbattuti e siamo nella storia». E nella storia rimarranno anche le scelte fatte da Gianluigi Buffon e Alessandro Del Piero, scesi in serie B nel 2006 per aiutare la Juventus a risalire e ora ricompensati dal 28° scudetto. «Questo trionfo è specialissimo – ha spiegato il capitano bianconero, all'ultima stagione a Torino – e mi ripaga appieno degli anni senza successi. Ora voglio esultare, poi prepareremo la finale di Coppa Italia. Per parlare del futuro avremo tanto tempo. Certo questo epilogo è strano ma vedremo, da parte mia c'è comunque la volontà di sorridere». E sorride anche Buffon: «Vorrei dedicare questo trionfo a Del Piero – ha gioito il numero uno della Nazionale – con il quale posso condividere finalmente un riscatto aspettato a lungo. Ma voglio dedicarlo anche a Camoranesi, Trezeguet, Nedved: anche loro meritavano di essere qui. E poi ringrazio la mia famiglia, perché sono stati sei anni difficili: mia moglie mi è sempre stata vicino con i giusti consigli». Buffon esulta con moderazione, preferisce tener dentro l'incredibile gioia del riscatto: «Nel 2006 ero forse il giocatore con più mercato – ha spiegato il portiere della Nazionale – avevo appena vinto un Mondiale, ma sono sceso in B per l'amore verso la maglia, la riconoscenza verso la società e il senso d'appartenenza verso tifosi. Ho sofferto tanto, sei anni senza successi sono molti, ma questa vittoria mi ripaga. Scudetto numero 28? Sul campo la Juve ne ha vinti 30 e io ne ho conquistati cinque, se poi in altre sedi decidono di assegnarmene tre io cosa devo fare? Sul campo ho comunque vinto». Gioia, orgoglio e un pizzico di polemica, dunque. «Vi è piaciuto l'assist per Vucinic? Sembravo Pirlo – ha scherzato, ma neanche troppo, il giovane Bonucci – uno scudetto da veri juventini. Lo scudetto della squadra, di tutto il gruppo bianconero: da Del Piero, il campione che ha fatto la storia, fino all'ultimo arrivato quest'anno. Ora festeggiamo con tanto champagne: vincere il titolo a 25 anni con la maglia della Juventus è il massimo, una sensazione incredibile. Quanti sono gli scudetti? Trenta, io mi godo il campo, lasciamo stare il resto». Anche se il resto si chiama giustizia. Ma la Juventus è campione d'Italia, festa e polemiche sono appena cominciate.

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