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Sarà supersfida Napoli-Juve

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Siena ko, azzurri in finale di Coppa Italia con Del Piero & Co. Si libera un posto in Europa League: al momento è della Roma

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Tuttova secondo pronostico. Il Napoli ritrova la finale di Coppa Italia a Roma dopo 15 anni. Ironia della sorte, ancora contro dei bianconeri, la Juventus. 2-0, autogol di Vergassola e super Cavani e pratica chiusa. Gli uomini di Mazzarri ci sono arrivati con una prestazione da manuale del calcio e con un Cavani che sembra muoversi come fosse radiocomandato tanto è perfetto. Il San Paolo si veste a festa, sessantamila pronti a pazientare, ma la gioia esplode quasi subito. Si parte con tutti i titolarissimi perché l'obiettivo deve essere centrato. Maggio stoico stringe i denti e si colloca sulla fascia destra, ma su di lui ringhia Rossi ed è costretto ad arrendersi al problema muscolare alla coscia sinistra già alla fine della prima frazione (entra Dossena). I toscani mirano a difendere il risultato dell'andata schierandosi a specchio con i due difensori Belmonte e Rossi sulle fasce, ma veloci a scalare in copertura e una sola punta di ruolo, Larrondo per colpire in contropiede. Cannavaro però lo controlla agevolmente. Come detto, la pazienza dei napoletani non è messa a dura prova, la gabbia a centrocampo e la chiusura degli spazi saltano su azione insistente del Napoli. Tacco di Cavani che dà l'illusione del gol, in realtà è Vergassola a beffare Brkic, incolpevole anche sul raddoppio e grandioso sul sinistro al volo in torsione del Matador che però è in serata tipo Udine e al 30' mette il sigillo sulla finale. Sessanta metri tutti in velocità e il colpo di testa di Cavani, su assist di Hamsik,finisce alle spalle di Brkic. Il Napoli è padrone del campo davanti a un onesto Siena. A rovinare questa serata e la prossima, ci pensa Gargano, motorino di centrocampo che perde e recupera palloni nella stessa quantità,e si fa ammonire per una sciocchezza: diffidato, salterà la finale di Roma. Nella ripresa, i padroni di casa rallentano i ritmi. Il pressing del Siena viene vanificato dalla mollezza sottoporta sia di Brienza (pericolosissimo nel finale) sia di Larrondo, mentre il Napoli cerca con scarsa convinzione il terzo gol. Sannino prova ad acciuffare i supplementari inserendo Bogdani, Gonzalez e Sestu. Mazzarri risponde con Pandev al posto del Pocho affaticato (anche lui non al top per un risentimento muscolare) e prima Dzemaili per far rifiatare Gargano. C'è da pensare anche al Catania. Da un'altra sontuosa cavalcata potrebbe arrivare il 3-0, ma Hamsik quasi a porta vuota la mette fuori. E pensare che proprio lui durante l'intervallo aveva detto che bisognava fare un altro gol per non soffrire. E l'inquietudine di Mazzarri in panchina gli dava ragione. Alla fine, sciarpata generale con la consapevolezza che il Napoli è una grande. La traumatica uscita dalla Champions poteva avere un contraccolpo devastante, non è stato così. Il Napoli si è rialzato subito, prima con l'Udinese e ora con la finalissima. La Juventus è avvertita, al Napoli le responsabilità non fanno più paura.

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