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Panucci: un'emozione unica

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«Non dimenticherò mai quel pallonetto di Totti a Peruzzi»

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Ilsuo score da romanista parla di 229 presenze e 20 reti tra campionato e coppe. Dopo l'avventura al Milan, è stato il primo calciatore italiano in assoluto ad essere ingaggiato dal Real Madrid. Panucci, quindi, è uno che di derby e della Roma alla «spagnola» può parlarne con cognizione di causa. Qual è il primo ricordo che le viene in mente quando si parla di derby? «Il pallonetto di Totti a Peruzzi in quel 1-5 storico. Se ci ripenso mi vengono i brividi». È stato il suo derby più bello? «Si, è stato fantastico. Ne ho giocati tanti ma quello è stato il più emozionante». Ci racconta un aneddoto legato a quella sera? «Ricordo la corsa di Lima verso Montella dopo il quarto gol. Era così contento che lo colpì un pugno sull'occhio. Lo costrinse a uscire (ride ndr)». La settimana d'avvicinamento alla partita è più una carica o un peso? «Dipende dal carattere che hai. Io mi caricavo». C'è una preparazione specifica? «No, niente di così particolare. Chi non è preparato non può giocare nella Roma. Qui non siamo a Milano». Cioè? «A Roma sei un giocatore anche dei tifosi, per spiegarlo bene direi che sei una «multiproprietà», sei parte integrante del popolo Due città con diversi modi di interpretare il calcio? «Il derby della Capitale è unico, si vive dal lunedì alla domenica. I tifosi ti trasmettono qualcosa che da altre parti non si avverte. A Milano dura novanta minuti». E questo cosa comporta? «Che devi vincere non solo per la squadra ma anche per i tifosi». Anche in Europa è così? «In Spagna e in Inghilterra è diverso. A Roma la gente fa sacrifici veri per comprarsi un biglietto per la partita. Queste cose in campo ti danno una carica che non sai». C'è un episodio in particolare che ti ha legato fortemente a questa città? «Ho visto gente piangere dopo una vittoria, è l'unico posto al mondo dove questo evento ti sposta l'umore di tutta la città». Compresi gli sfottò? «Ma scherzi? Io mi divertivo troppo a sentire e a vedere quello che succedeva in città. Ogni romanista ha un amico laziale, se presa nel modo giusto diventa quasi una necessità. Anzi io avrei anche un'idea». Quale? «Un paio d'ore prima della partita organizzerei un bel torneo tra tifosi all'Olimpico. Anzi farei proprio un campionato tra tifosi, che spettacolo sarebbe». Come arriva la Roma di Luis Enrique a questa partita? «Non nel migliore dei modi. Ci arriva singhiozzando e questo crea ulteriore ansia nei tifosi». Quindi Lazio favorita? «No, spesso le difficoltà aumentano la soglia della concentrazione. Chi rimane più lucido ha più possibilità di portarsi a casa la vittoria». Darebbe un particolare consiglio a Totti e De Rossi? «No, loro sono il derby stesso. Se sei romano lo senti di più, ma col tempo si matura l'esperienza anche in questo». Pronostico e uomo derby? «Nessun pronostico, ma non voglio essere banale, dico Stekelenburg».

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