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Chiedo scusa ai tifosi

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SimonePieretti SIENA Volto scuro, umore pessimo: Edy Reja si aspettava un inizio d'anno differente. La sua Lazio crolla a Siena, non entra mai in campo, soccombe senza lottare. I suoi giocatori sono svagati, appesantiti, zavorrati: in ritardo su ogni pallone, e su ogni aereo. I brasiliani, fuori dalla contesa per essersi presentati a Formello soltanto a ridosso della sfida contro i toscani, non sono meno responsabili dei loro compagni naufragati al Franchi. Quattro schiaffi senza batter ciglio, davanti a duemila tifosi arrivati dalla capitale per dare il consueto sostegno, questa volta mal ripagato. Una figuraccia che nella tarda serata sembrava potesse portare a un ritiro punitivo scongiurato dopo un colloquio tra giocatori, allenatore e direttore sportivo. Reja è rammaricato e preoccupato: «Dobbiamo chiedere scusa a tutti i nostri tifosi per questa prova - dichiara - non c'eravamo, abbiamo disputato la peggior partita da quando sono qui. Una Lazio simile non l'avevo mai vista. Quest'anno più di qualche volta eravamo andati sotto, ma avevamo sempre reagito, riuscendo in più di un'occasione a ribaltare il risultato». L'allenatore biancoceleste é amareggiato, quello maturato a Siena é il peggior passivo della sua gestione. «Contro il Siena non abbiamo reagito - continua - avevamo preparato la partita, conoscevamo bene il gioco dei nostri avversari, eppure non siamo riusciti a far nulla di quanto avevamo preparato durante la settimana. Abbiamo commesso errori dal punto di vista mentale, non siamo esistiti, non c'eravamo. E la colpa é solo nostra». Alla fine la squadra é stata travolta dai fischi dei tifosi, delusi per la mediocre prestazione dei loro beniamini. «Vediamo se questi giovanotti fra una settimana avranno la reazione giusta, con l'Atalanta mi attendo delle risposte». Risposte che potrebbero far presagire un atto clamoroso, già paventato dopo la sconfitta interna contro il Genoa. Reja lancia un ultimatum alla squadra, non ha alcuna intenzione di continuare a fare figure simili. «Non riesco a darmi delle spiegazioni - sottolinea ancora - abbiamo commesso degli errori incredibili, e soprattutto non abbiamo lottato». La delusione é evidente, palapabile. «È difficile trovare una spiegazione. Contro il Chievo era stata una partita diversa, eravamo cotti, la squadra era stanca, e non avevamo i ricambi. Abbiamo chiuso l'anno malissimo, lo abbiamo iniziato peggio ancora. C'è qualcosa dal punto di vista mentale che non funziona. Questa non è la squadra che ha giocato la prima parte di stagione, questa non é la mia Lazio. Non vedevamo l'ora che finisse la partita. Su questa sconfitta bisognerà meditare perché un atteggiamento del genere non posso tollerarlo. Abbiamo giocato con troppa leggerezza. Sculli? L'ho sostituito perché era troppo nervoso. Lui è uno che reagisce, ho preferito toglierlo per non rimanere in nove. La squadra era stanca, pensavo di poter recuperare qualcuno durante questa sosta, ma non ho recuperato nessuno. Bisogna cancellare questa prestazione, non ci sono scusanti. Non era la Lazio. Non diamo colpe a un giocatore oppure a un altro: quando si perde in questo modo sono tutti colpevoli. Io prima di tutti gli altri».

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