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Roma, primo esame

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Luis Enrique sulla panchina della Roma

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L'ora degli esami. Stasera nell'anticipo di Udine, un campo dove finora tutti hanno perso, la Roma inizia un percorso che si chiuderà il 21 dicembre a Bologna. Cinque partite, quattro trasferte e la sfida interna con la Juventus: al traguardo i giallorossi capiranno cosa sarà il loro campionato. Una rincorsa a qualcosa di importante o la condanna a vivere la stagione pensando solo a costruire per il futuro? Aspettando la prima risposta, Luis Enrique prova ad allegerire il peso sulle spalle dei suoi. «Per me - spiega il tecnico - davanti non abbiamo un ciclo, ma solo la partita con l'Udinese. Continuerò a non guardare la classifica fino a quando arriveranno le ultime 10 giornate di campionato». Sarà, ma stasera al «Friuli» la Roma deve iniziare a fare sul serio, ancora una volta senza l'aiuto di Totti. Il capitano, bloccato dalla caviglia, è rimasto a casa insieme a Borriello (noie muscolari), un Borini recuperato ma non ancora pronto, gli infortunati Pizarro e Rosi e l'operato Burdisso. Luis Enrique ha bocciato ancora Okaka e Cicinho e ha deciso di portarsi in Friuli il giovane Caprari, già utilizzato in Europa League e atteso domani dal derby-Primavera. Ubi maior, Alberto De Rossi capirà. Lo spagnolo si avvicina alla sfida con il massimo rispetto dell'avversario, quasi venerandolo. «Sono un tifoso del modo di giocare dell'Udinese, hanno un contropiede incredibile, in 2-3 tocchi arrivano in porta». A pensarci bene è il contrario di quello che vuole Luis Enrique. E infatti, nel commentare Milan-Barcellona, esalta la prestazione dei blaugrana per ricordare alla squadra il vero esempio da seguire. «C'è sempre qualcuno vicino alla palla che permette al Barcellona di giocare così. È una squadra corta che pressa l'avversario e non lo fa ragionare. Loro ci riescono perché lo fanno da anni». Prima o poi ci arriverà anche la Roma, intanto «l'obiettivo è giocare ogni partita alla pari contro tutti, voglio che sia l'avversario ad adattarsi a noi, non il contrario». Come si argina l'attacco dell'Udinese? Semplice: «Attaccandoli per novanta minuti». Anche perché difendersi a questa squadra non viene per niente naturale. «Ma il problema è di tutti i reparti». Bojan, che è riuscito nell'impresa di farsi ritirare la patente per la seconda volta in tre mesi, rischia di partire in panchina. L'allenatore, però, lo assolve per gli errori sottoporta nella gara con il Lecce. «Lo punirei solo se non corresse, la mira non mi preoccupa: le sue qualità da goleador sono indiscutibili, è stato solo sfortunato». Sul tormentone del rinnovo di De Rossi il tecnico preferisce non entrare: « Ho manifestato già il mio pensiero, la società lo sa. È una negoziazione normale tra un club e un giocatore, che è romanista al 100%. Faranno il meglio per entrambe le parti». Sicuro, ma quando?

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