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Un piano quinquennale per salvare l'ippica

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Papaliaè pure dirigente nel settore ippico dal 1981 e presidente della Società Ippodromi & Città che gestisce gli ippodromi di Roma e Agnano. «L'ippica italiana è una nave nella tempesta» ha spiegato nella presentazione il patron di Tor di Valle, ma prova ugualmente a delineare un rimorchiatore d'altomare che la riconduca in un porto sicuro e soprattutto a un'autosufficienza puntellata sempre però dallo Stato che ha sempre visto nei cavalli un settore da salvaguardare. Una manovra di risanamento, con il recupero della popolarità alle corse di trotto e galoppo (la presenza del pubblico a bordo pista è andato giù come il Titanic) e maggiore competitività delle scommesse, legate a trotter e turf, alimentata però da una anticipazione finanziaria dell'Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato, per permettere all'ippica di tornare a camminare con le proprie gambe grazie ad un piano quinquennale. Non più assistenzialismo propone Papalia - che è stato anche presidente del Basket Sebastiani Salsonica di Rieti - ma investimento mirato a rivitalizzare un'industria nazionale, meritevole di tutela pubblica, portatrice di valori di prim'ordine. «Un sasso nello stagno di un'attività che nel 1996 faceva scommettere oltre 3 milioni di euro, oggi dimezzati. Mentre il mercato è in forte crescita, trotto e galoppo sono in recessione, con l'ulteriore problema dei cavalli sportivi a fine carriera». Per questo Papalia ospita a Tor di Valle l'associazione di recupero dei soggetti da corsa Relived Horse. Gruppo Editoriale l'Espresso Euro 7

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