Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il killer venuto da lontano

Esplora:
L'esultanza di Klose dopo il gol vittoria nel derby (Gmt)

  • a
  • a
  • a

E adesso provate voi a sostituirlo prima del 90'. Sarà vecchio, sarà stanco e magari anche con qualche problema alle ginocchia. Però, guarda caso, quando dai polmoni degli avversari arriva sempre meno aria e i riflessi si annebbiano, il 33enne Miro sale in cattedra e mette il marchio sulle partite. È successo a con il Rabotnicky (gol al novantesimo dopo aver sfornato tre assist per i compagni), a Cesena (un po' prima, al 54', ma sarà comunque il gol che deciderà la gara), a Firenze (83') e, soprattutto, nel derby con la Roma, quando al termine del recupero mancavano poco meno di venti secondi. È una delle sue caratteristiche, quella di saper segnare quasi solo gol decisivi. Ma non è l'unico motivo per cui i tifosi biancocelesti si sono innamorati di Klose. È un cecchino infallibile: 6 gol ufficiali finora con la Lazio in 653 minuti giocati. Segna una rete ogni 109 minuti, senza rigori. Poi ci sarebbero anche 4 assist, tanto per far capire che prima che a far gol pensa soprattutto a qual è la scelta migliore per la squadra. Tutto bello, tutto importante. Ma non basta ancora a far capire cos'è Klose per la Lazio. Per comprenderlo in pieno, bisogna sapere che Miro, d'estate, aveva un'offerta per andare a fare panchina al Milan per poco più di 3 milioni di euro a stagione. Ma, a 33 anni, ha deciso che la voglia di giocare a calcio è ancora più importante di quanto si guadagna. Bisogna poi sapere che il «Panzer», quando è tornato dalla Nazionale e non è arrivato in tempo per allenarsi con i compagni, ha chiesto di giocare una partitella con la squadra Primavera. Ha fatto tutto quello che gli chiedeva Bollini e, al termine della sfida, mentre i giovanissimi biancocelesti andavano a farsi la doccia, lui è rimasto sul campetto a raccogliere i palloni. Non si deve dimenticare, inoltre, che quando Reja voleva dimettersi, Klose è stato il più deciso nel convincere l'allenatore a fare marcia indietro. Lui che nel nuovo spogliatoio era entrato in punta di piedi appena qualche mese prima e che adesso, con umiltà e serietà, ne è diventato un leader silenzioso e indiscusso. È necessario infine sottolineare che, dopo aver segnato il gol decisivo nel derby Miro è corso ad abbracciare il massaggiatore Walter Pela, che ha perso il padre alla vigilia della trasferta di Firenze, e gli ha gridato: «È per te, è per te». E bisogna riguardarsi la sua reazione al fischio finale di Tagliavento, quando comincia a correre come un ossesso verso la curva Nord. Proprio lui, il tedesco freddo e imperturbabile, l'attaccante che qualche gol importante, in carriera, l'ha già segnato. È per tutti questi motivi che i tifosi biancocelesti devono sentirsi onorati quando il tedesco, come ha fatto ieri al magazine Kicker, conferma la volontà di chiudere la carriera a Roma: «Se tutto va bene - ha spiegato - giocherò nella Lazio fino al 2014, poi ci saranno i Mondiali e dopo basta, smetto». «Chi mi conosce - ha aggiunto - sa quali sono i miei obiettivi». Cioè raggiungere Gerd Muller nella classifica dei bomber più prolifici della nazionale tedesca a quota 68 (Miro è a 62) e Ronaldo in quella dei cannonieri ai Mondiali: 15 reti per il brasiliano, una in meno biancoceleste. E ben venga se, per essere ancora un punto fermo della Germania, Klose continuerà a segnare gol a grappoli con la maglia della Lazio. Oggi alle 14 Miro risponderà per la prima volta ai giornalisti italiani. Intanto ieri qualcun altro ha parlato di lui: «Gli abbiamo offerto un contratto che lui non ha accettato. Per questo non sono rammaricato di non averlo più», ha detto l'allenatore del Bayern Heynckes. Come dire: contento lui, contenti tutti...

Dai blog