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Roma col fiatone

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Luis Enrique

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Alla Roma tremano le gambe. Paura? No, fatica. I ritmi altissimi imposti da Luis Enrique hanno avuto l'effetto di uno tsunami sui muscoli dei calciatori. Una crisi di rigetto che si spiega facilmente: da oltre un anno questa squadra non è più abituata ad allenarsi con intensità. Il tipo di lavoro non è poi tanto diverso dai metodi di Ranieri: niente fondo e tanto pallone. Solo che adesso si va veloci il doppio e si sta in campo per molto più tempo. La Roma ha la lingua di fuori e l'allenatore spagnolo ne ha preso atto: la seconda seduta programmata per ieri pomeriggio si è trasformata in un'esercitazione tattica dedicata ai soli difensori, quella di oggi è stata cancellata. Un solo allenamento è previsto fino all'amichevole di venerdì a Valencia e nei giorni successivi: domani e giovedì al mattino, sabato riposo, domenica appuntamento nel pomeriggio e a Ferragosto sessione singola di mattina. I giocatori ringraziano e prendono fiato. I metodi di Luis Enrique piacciono un po' a tutti, ma gli effetti collaterali non mancano. Anche perché una buona parte del gruppo resta di età avanzata. Qualcuno si porta dietro anche degli acciacchi: Juan non si è praticamente mai allenato con il gruppo per colpa del tendine rotuleo infiammato, Burdisso deve gestire un'ernia inguinale. E poi ci sono i primi nuovi infortuni: Greco ha una lesione di primo grado al retto femorale sinistro, ne avrà per circa tre settimane e salterà i due match di Europa League con lo Slovan, Bojan ieri ha rimediato una distorsione alla caviglia destra. Le sue condizioni non preoccupano, ma Luis Enrique ha deciso comunque di tirare il freno a mano. Lo spagnolo vuole evitare figuracce a Valencia e, soprattutto, nei primi due impegni ufficiali con lo Slovan. Ripristinare la filosofia del lavoro non sarà facile. Il passaggio da Spalletti a Ranieri ha avuto conseguenze devastanti: molti giocatori ne sono convinti e qualcuno, come Totti, l'anno scorso ha deciso di aggiungere al lavoro con la squadra delle sedute supplementari. E proprio ieri i fantasmi del passato sono riemersi. In un'intervista alla Gazzetta del Sud, poi rettificata, Ranieri ha tuonato contro il capitano. «Gli attuali dirigenti - le parole riportate dell'ex tecnico giallorosso - hanno definito Totti pigro, è un giudizio che condivido. A volte non si allenava con i dovuti ritmi da lunedì a sabato, per questo lo mandavo in panchina». Il capitano ha incassato senza rispondere e in serata Ranieri è tornato sui suoi passi: «Mai detto che Totti è pigro». Ma la sostanza non cambia, visto che l'allenatore, nella stessa intervista, ha aggiunto: «Del Piero, dopo una seduta intensa, continuava a chiamare compagni e a giocare, tirare in porta. Totti invece andava subito via. Se gli chiedevi uno sforzo supplementare, prendeva il pallone, ti diceva "lo metto là", l'esercizio gli riusciva e poi rientrava negli spogliatoi». A che serve dirlo adesso?

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